Pedofilia, come possiamo difendere i nostri bambini e bambine? Ne parliamo con Roberto Mirabile, presidente fondatore della nota associazione anti pedofilia, la Caramella Buona Onlus, Consulente d’Ambasciata, Rapp. Int. alla Camera dei Deputati. Già membro dell’Osservatorio antipedofilia della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Questi soggetti sanno essere molto scaltri e celarsi dietro i cd insospettabili. La tecnologia è loro alleata, garantendo l’anonimato. In rete il minore deve capire che nessuno sconosciuto può chiedergli dati sensibili, quali telefono, indirizzo, tantomeno condivisione di pseudo segreti e fotografie spinte.
Il presupposto è essere consapevoli che il genitore deve e può esercitare una – intelligente – forma di verifica delle attività dei figli. Il cellulare e la sim non appartengono al minore; titolari e responsabili ne sono i genitori. Mi fa ridere sentire parlare di privacy per un ragazzino! Ma certo, pare superfluo dirlo, alla base di tutto è necessario un dialogo corretto e aperto fra figli e genitori. Non sempre facile…
Il discorso è ampio. La formazione qualificata deve interessare tutti, dalle potenziali vittime, bambini e adolescenti, ai genitori e nonni, gli educatori (fondamentali come sentinelle a scuola), le Forze dell’Ordine, gli operatori sanitari. Insomma, una rete di alta attenzione che coinvolge tutti e permette di conoscere meglio il fenomeno nei suoi vari aspetti. Poi vorrei venisse approvata la legge proposta dalla Caramella Buona sulla tracciabilità del sex offender: esci dal carcere, la Polizia deve conoscere i tuoi movimenti.
Da sempre sono il primo ad auspicare un valido percorso terapeutico per il trattamento dei sex offender: fin quando non ci sarà al cento per cento la certezza scientifica del perfetto risultato continuativo nel tempo, continuerò nella mia idea, senza ipocrisia. Aggiungo pure purtroppo, perché sono ben consapevole dell’aspetto rieducativo della pena e di quanto è importante fermare la recidiva del pedofilo.
Si veda: Le riflessioni del giornalista di Castano Primo, Giuseppe Castoldi
Proprio voi amici della stampa avete un ruolo fondamentale, diffondendo corretta informazione, evitando allarmismo controproducente e smettendola col censurare alcune notizie, aspetto che oggi, devo dire, è meno diffuso rispetto solo a qualche anno addietro. Ricordo bene quando non si poteva, soprattutto in Italia, scrivere di pedofilia e in particolare quando riguardava ambienti sensibili, come la chiesa e soggetti appartenenti ad istituzioni forti.
Siamo in presenza di persone con disturbi importanti e, senza scomodare i manuali di psicologia, sono soggetti con difficoltà a rapportarsi con adulti, pensano di poter esercitare sul bambino una forma di controllo e possesso, senza distinzione di sesso, normalmente. Ci sono studi internazionali indirizzati a captare determinate devianze, vengono applicati in selezioni attitudinali, percorsi formativi. Nulla di semplice, anzi. C’è tanto ancora da fare nel campo della pedofilia. Occorre studiare, confrontarsi, aprirsi alla multidisciplinarietà, scevri però da sovrastrutture sociali e omertà che ostacolano da sempre una seria e concreta prevenzione.
A cura di Sara Riboldi