Pedofilia a Castano Primo?
Sulla vicenda del dipendente del comune
parla il giornalista Giuseppe Castoldi

pc

Castano Primo - Pedofilia, sulla vicenda del servizio di una nota trasmissione televisiva andato in onda martedì 16 marzo è intervenuto il giornalista e docente in pensione, Giuseppe Castoldi. Nel servizio sono stati mostrati messaggi telefonici dal contenuto esplicitamente sessuale rivolti a una bambina di 10 anni che secondo i giornalisti della trasmissione sarebbero stati inviati da un noto politico locale e dipendente comunale. Le indagini sono in corso, per cui quanto riportato è da intendersi come riflessione del giornalista. Intanto, il Comune – dopo aver sospeso il dipendente in via cautelativa – deve riorganizzare il personale in attesa di maggiore chiarezza sulla vicenda.

La conoscenza per motivi giornalistici

Scrive Giuseppe Castoldi: “La vicenda di presunti comportamenti pedofili da parte di un nostro concittadino mi ha profondamente sconvolto e rattristato (dico ‘presunti’ perché, secondo la legge, non si può dire altrimenti finché i fatti non vengano accertati). Conosco il protagonista del grave fatto - con il quale negli ultimi anni ho avuto contatti di natura giornalistica riguardanti la sua attività politica - e l’avevo sempre visto come una persona per bene, pacata, riflessiva e di buona cultura. Se la sua colpevolezza venisse provata, questo sarebbe certamente un duro colpo per chi, come me, lo praticava e ne aveva stima”.

Le perplessità del giornalista

Castoldi esprime le sue riflessioni: “Il mio disappunto e il mio sgomento, però, non derivano solo dalla gravità delle colpe imputate al protagonista dello squallido episodio, ma anche da altri fattori che vado qui a esporre. Innanzitutto ho qualche perplessità riguardo ad alcuni aspetti dell’inchiesta televisiva, che secondo me sarebbe opportuno chiarire ulteriormente (ad esempio, qual è stata l’interazione tra i giornalisti, le Forze dell’Ordine e la famiglia della bambina; perché la ‘bomba’ è scoppiata solo il giorno della messa in onda del servizio, che pare risalisse a un paio di mesi prima; perché il Comune non è stato avvisato prima in via riservata, così da permettergli di assumere subito dei provvedimenti cautelativi); ma la cosa che più mi è sembrata sgradevole e inopportuna è stata la diffusione integrale dei messaggi audio e scritti del presunto pedofilo. Per me questo non era essenziale, mi pare pornografia gratuita che va solo a soddisfare la curiosità morbosa di un certo tipo di pubblico, ma in fondo anche questo serve per fare ‘audience’, che secondo una certa concezione del giornalismo è ciò che più conta. Fatto salvo il diritto di informazione (che riguarda sia chi la fa sia chi la recepisce), anche per ‘sbattere il mostro in prima pagina’ (mostro vero o presunto), ci vuole tatto e cautela”.

Castoldi: “Inaccettabili i feroci commenti sui social“

Castoldi critica anche i commenti sui social: “Assolutamente deplorevoli e inaccettabili mi sono poi sembrati i feroci commenti postati da alcune persone sui social castanesi, dove si augurano i peggiori mali alla persona accusata e si invocano la pena capitale e la castrazione. La barbarie che si esprime sui social è un ulteriore esempio del degrado che affligge la nostra società - sempre più incattivita - e non va lasciata passare senza reagire per riaffermare l’irrinunciabile concezione civile e umanistica del diritto anche in campo penale. A dire il, vero, c’è anche qualche rara persona che nei propri interventi esprime giuste preoccupazioni per la famiglia del presunto autore del criminoso comportamento e chi si preoccupa persino di tutelare lo stesso accusato, richiamando il principio della ‘presunzione di innocenza’ che è un caposaldo del nostro sistema giuridico. Nonostante sussistano forti elementi che purtroppo fanno propendere per la colpevolezza, emettere le sentenze non tocca né alla TV né all’opinione pubblica; lasciamo che sia la giustizia a fare il suo corso”.

Carcere unica soluzione? Castoldi: “Discorso da approfondire“

Castoldi esprime il suo disappunto anche nei confronti dell’idea espressa da Roberto Mirabile, presidente della Caramella Buona Onlus, da anni attiva contro la pedofilia (Si veda l’intervista a Mirabile per la replica a quanto espresso dal giornalista. Intervista a Roberto Mirabile ). Mirabile aveva espresso le sue considerazioni in merito a eventuali trattamenti terapeutici e sottolineando a suo avviso l’efficacia del carcere per metterli in sicurezza. Scrive Castoldi: “Più che le scontate rozze esternazioni di un certo ‘giustizialismo forcaiolo’ facilmente incline al linciaggio (perlomeno mediatico, se proprio quello fisico non è possibile), mi lascia amareggiato il commento di un qualificato esperto lodevolmente impegnato sul fronte della lotta alla pedofilia, Roberto Mirabile, fondatore e presidente dell’associazione ‘La Caramella Buona Onlus’. Non sono affatto un esperto, ma posso solo dire che nella letteratura criminologica si possono trovare vari esempi di criminali di diverse tipologie che sono riusciti a lasciarsi alle spalle le loro vite devianti e a redimersi diventando persone nuove. Il discorso non può essere liquidato in modo sbrigativo ed è sicuramente da approfondire; mi auguro di trovare delle occasioni per poterlo fare. Se una cosa non la riteniamo possibile, neppure ci proviamo, se la ‘vil razza dannata’ dei malfattori d’ogni sorta è irrecuperabile, non resta altro che lasciarli ‘marcire in galera’ (Espressione assai cara ad una certa opinione pubblica ‘rigorista’). Certe affermazioni denotano una profonda e sconfortante sfiducia nella natura umana e, in fondo, anche nella possibilità di realizzare una società migliore. Dico questo per una considerazione di carattere generale, al di là dello stretto riferimento alla vicenda castanese e al problema pedofilia”.

Il tema della dignità della persona umana

Castoldi pone un tema che sfocia nel generale, molto delicato per quanto riguarda gli autori di reato: la dignità della persona umana. “Le nostre leggi, come quelle di tutti i Paesi civili, mirano a tutelare la dignità non solo dell’accusato, come si è detto, ma persino del condannato riconosciuto colpevole, che resta pur sempre una persona umana, da trattare con umanità e da tutelare nella sua dignità. Per tutti, persino per i reprobi peggiori, dovrebbe esserci una prospettiva di redenzione e di recupero ai valori della vita civile, cosa che viene sancita dalla nostra Costituzione all’art.27 Anche Papa Francesco, nella sua recente enciclica ‘Fratelli tutti’ (par.266 e 268), afferma: ‘Le paure e i rancori facilmente portano a intendere le pene in modo vendicativo, quando non crudele, invece di considerarle come parte di un processo di guarigione e di reinserimento sociale’. Chi ha scritto certi commenti sui social castanesi rifletta. So che è sicuramente impopolare il discorso sul ‘rispetto dovuto al reo’, ma non mi esimo dal portarlo avanti con convinzione, contro quel ‘populismo penale’ purtroppo oggi assai condiviso dalla gente, non mancando di fare riferimento a motivazioni di carattere etico-religioso. La nostra cultura umanistica si basa anche su radici cristiane che sarebbe bene prendere in considerazione, (al di là delle strumentalizzazioni che cercano di farne alcuni politici) per contrastare il preoccupante imbarbarimento della mentalità. Non sono orpelli decorativi da sfruttare demagogicamente, né anticaglie obsolete di cui liberarci, ma salutari antidoti indispensabili per guarire una società malata. Vorrei citare, a proposito del tema che è oggetto della mia riflessione, due brani del libro della Genesi. In Gen. 4,15 si parla dell’atteggiamento che Dio ha nei confronti di Caino dopo che questi ha ucciso il fratello Abele. Prima lo maledice ma poi pone un segno su di lui «affinché chiunque lo incontrasse, non lo uccidesse» e minaccia chi oserà alzare la mano su di lui: «Chiunque ucciderà Caino, sarà punito sette volte tanto». Il ‘segno di Caino’, al di là delle interpretazioni che ne ha dato la cultura popolare, è fondamentalmente un segno di protezione, non uno stigma di disprezzo e di esclusione. Sempre nella Genesi (9, 20-27) si parla del patriarca Noè, un uomo giusto e benvoluto da Dio che però una volta ha una ‘sbandata’ che lo porta a perdere la sua dignità: dopo essersi ubriacato si addormenta nudo in mezzo alla tenda e viene sorpreso in un simile atteggiamento scomposto dal figlio Cam, il quale va a chiamare i fratelli Sem e Iafet per mostrare loro l’indecente spettacolo. A differenza di Cam, questi due fratelli non vengono meno al rispetto per un padre che pure questo rispetto o aveva perso e, camminando a ritroso per non vedere, coprono con un mantello le ‘vergogne’ del padre. La Scrittura ci ammonisce a non fare spettacolo delle miserie dei nostri fratelli che sbagliano, per evitare di cristallizzarli definitivamente nella loro miseria. L’atteggiamento più umano e più cristiano è quello di avere per loro compassione’ e ‘carità’, di aiutarli nel loro percorso di presa di coscienza, di riparazione, di riconciliazione e di riscatto onde poterli riaccogliere, da fratelli, nel consesso delle persone civili”.


Dipendente resta assunto fino al chiarimento sulla posizione giudiziaria

Intanto, Il Comune – dopo aver sospeso il dipendente in via cautelativa – si trova a dover fare i conti con l’organizzazione interna. Il dipendente resta assunto finché non verrà chiarita la posizione giudiziaria. Commenta il sindaco Giuseppe Pignatiello: “Siamo rimasti tutti sgomenti. Al momento abbiamo intrapreso tutte le procedure e i provvedimenti del caso, restiamo in attesa di indicazioni della magistratura. Al momento abbiamo risolto con sostituzioni interne”.


Sara Riboldi

Condividi questo articolo su:

Sommario: