Turbigo - La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano ha nei giorni scorsi fatto un sopralluogo ai resti della pila del ponte altomedievale sul Ticino - ormai ricoperta da arbusti - e ha dato indicazioni precise su come cercare di salvare la struttura. Il sopralluogo è stato effettuato poco tempo la richiesta di intervento del consigliere di minoranza di 'Turbigo da vivere', Francesco Gritta, che è deciso: "Uniamo le forze per recuperarla e renderla un bene di interesse per le persone, sviluppando un turismo leggero e creando una forma alternativa per garantire la sicurezza".
I funzionari della Soprintendenza hanno dato delle precise linee guida per cercare di salvare la pila del ponte: abbattere e devitalizzare gli alberi cresciuti sulla pila e nelle vicinanze, consolidare la pila e installare la cartellonistica informativa. "Per i primi due punti - commenta Francesco Gritta - è importante intervenire al più presto, anche perché negli ultimi giorni si è verificato il distacco di parte della pila. Non possiamo permetterci di perdere uno dei pezzi di storia di Turbigo". La pila, infatti, reggeva il ponte per attraversare il fiume. La scheda apposita regionale sottolinea che "secondo Angelo Mira Bonomi, per il suo conglomerato interno e per i sistemi costruttivi del paramento, la pila potrebbe risalire al V secolo d.C., mentre la muratura superiore in mattoni è il risultato di un rifacimento successivo databile al XII secolo". Un mattone importante per la storia di Turbigo che sarebbe un peccato perdere.
"I funzionari della Soprintendenza sono stati molto competenti e disponibili", commenta Francesco Gritta. Spesso si parla in negativo dei dipendenti statali e invece bisogna sottolineare anche gli aspetti positivi. In questo caso sono intervenuti in pochissimi giorni dopo che li ho contattati!". Francesco Gritta parla con entusiasmo. Si percepisce tutta la sua passione nel voler tutelare e riportare in vita dei beni che altrimenti si perderebbero, come appunto la pila. "Purtroppo non gode di ottima salute e si sta anche iniziando a distaccare del materiale. E' di origine medioevale, sarebbe un peccato perderla. Oltretutto, in passato è anche stata asportata una pietra con inciso un cerchio, che attribuiva ancora più valore storico. Ora è dimenticata nei boschi turbighesi. Bisognerebbe valorizzarla, anche perché si inserisce in un contesto di pregio, vicino al Ticino. Un piccolo gioiellino, che si aggiunge ad altri presenti sul territorio e che sarebbe bello valorizzare, per esempio la chiesa parrocchiale o il castello".
L'obiettivo di Francesco Gritta sarebbe l'inizio per promuovere una sorta di turismo leggero, "con tutto l'indotto che poi ne deriva". Non solo. Secondo Francesco Gritta, la tutela di strutture e la valorizzazione di determinati percorsi potrebbe essere un modo alternativo per garantire la sicurezza dei luoghi. "Il recupero e la valorizzazione di alcune strutture - prosegue Gritta - potrebbe anche essere un modo per fare sicurezza vivendo il territorio nel nostro Comune. Se il territorio è vissuto dalle persone, si potrebbe prevenire l'arrivo di persone poco raccomandabili o atti di micro criminalità. Un motivo in più per salvare luoghi come la pila! E a proposito di valorizzazione, Francesco Gritta sogna anche in merito al recupero della vecchia dogana Austroungarica, che però è di proprietà privata. "Ha visto passare Napoleone e la stiamo perdendo. Sicuramente bisogna parlare con il privato, ma perderlo sarebbe un peccato. Per esempio, sono rimasto molto colpito dal museo gestito dall'Associazione risorgimentale Turbigo 3 giugno 1859, incentrato sulla storia dei momenti di vita delle persone. Sarebbe bello svilupparsi in questi termini, salvando le nostre radici!".
Insomma, Francesco Gritta pensa a un contesto di rete per poter valorizzare queste e altre strutture: "Io voglio essere oggettivo e non voglio creare polemiche inutili: c'è una determinata situazione, cerchiamo di risolverla tutti insieme!". Il riferimento, neanche troppo velato, riguarda anche la politica turbighese, che negli anni è stata segnata da un contesto di accuse reciproche. "Sto cercando di andare nella direzione opposta a quella di questi anni. Abbiamo bisogno di parlare di più". Ci riuscirà?
Sara Riboldi
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