Castano Primo - L’associazione Nabad Parabiago sbarca a Castano Primo con il progetto ‘Dateci spazio!’, alla Casa dei Castanesi di via Moroni. Un’ottima iniziativa per dare voce all’inclusione sociale.
‘Dateci spazio!’ è un progetto di sostegno alle famiglie migranti, dedicato ai ragazzi di età compresa tra i 6 e i 13 anni. Consiste in un laboratorio di lingua italiana e uno spazio compiti. L’associazione, che mira a promuovere l’accoglienza e l’integrazione, lancia anche un appello direttamente dai social: “Abbiamo bisogno di NUOVI VOLONTARI per seguire i ragazzi nelle attività, il Sabato mattina dalle 10,00 alle 12,00”. Un modo per aiutare i ragazzi a comprendere la lingua, aspetto alla base della comunicazione e fondamentale per raggiungere una vera inclusione sociale, che comprenda tutti, migranti e non.
Soddisfatto il sindaco di Castano Primo, Giuseppe Pignatiello, che loda l'iniziativa: "La Casa dei Castanesi è una delle opere di cui sono più orgoglioso e sono sicuro che questo vale anche per tutti gli amministratori del mio primo e secondo mandato. Realizzare un luogo dove ogni Castanese e dove tutte le associazioni della Città possono ritrovarsi e portare avanti le loro splendide, uniche, attività rappresenta un intervento concreto, che fa del bene a tutta la Comunità. Una casa delle associazioni così strutturata e ampia può essere solo motivo di orgoglio per un Comune. Ci abbiamo creduto tanto e l'abbiamo portata a termine. E oggi, senza timore di essere smentito, posso dire che abbiamo dato risposta a tutte le Associazioni di Castano Primo che hanno fatto richiesta di poter usufruire nel rispetto delle regole della Casa dei Castanesi: oggi tutte le Associazioni di Castano Primo vi hanno accesso e hanno ottenuto uno spazio. È stato un grande lavoro di squadra e sono felice per il risultato ottenuto. La sede Nabad ci ha richiesto la possibilità di avere un piccolo spazio nella Casa dei Castanesi, perché non avevano più uno spazio pubblico dove stare a Vanzaghello. Visto che la Casa dei Castanesi è grande e di spazio ce n'è e avendo soddisfatto tutte le richieste delle nostre Associazioni, abbiamo concesso loro di potervi accedere. Lo rifarei? Altre mille volte direi di sì. Portano avanti un progetto bellissimo e dedicato ai bambini stranieri che hanno dai 6 ai 13 anni: i volontari Nabad insegnano loro l'italiano, organizzano lo spazio compiti, portano avanti con loro un percorso importante di inclusione per permettere ai bambini di vivere meglio la scuola e soprattutto mostrano loro come integrarsi al meglio con la nostra cultura e le nostre regole. Tutti questo volontariamente. Per progetti di così grande importanza le porte di Castano Primo, l'ho sempre detto, saranno sempre aperte. A Castano non lasciamo indietro nessuno".
Ho pensato a lungo su come trattare questa notizia. Lasciarla come notizia a sé, breve e incisiva; oppure cavalcare le linee politiche e aprire un dibattito. Ma la scelta finale è ricaduta su solo delle semplici considerazioni, pur lasciando aperto il dibattito. E per farlo, parto proprio da una parola spesso sulla bocca di tutti: il pregiudizio. Il pregiudizio può essere fondamentalmente di due tipi: esplicito e manifestato apertamente o implicito. In questo ultimo caso il pregiudizio non si esprime a volto scoperto. Farlo sarebbe troppo in contrasto con le attuali norme sociali, che promuovono l’uguaglianza. Ecco allora che il pregiudizio, la valutazione su un dato gruppo, resta invisibile agli altri e a noi stessi.
E allora come ridurre il pregiudizio? Secondo Allport, il pregiudizio nasce a causa della mancanza di conoscenza tra persone che appartengono a gruppi diversi. La sua ipotesi del contatto prevede condizioni precise, fra le quali una conoscenza approfondita. Ma perché il contatto riduce il pregiudizio? In sostanza, perché il contatto riduce l’ansia che si scatena tra un gruppo e l’altro e aumenta l’empatia. Ecco allora che il progetto dell’associazione Nabad potrebbe favorire il contatto e ridurre il pregiudizio. Cosa ovvia? No. Perché se si vuole raggiungere una vera inclusione sociale, bisogna cercare di aumentare la conoscenza tra gruppi, in modo che si possano ridurre stereotipi e pregiudizi.
Quindi si devono togliere le categorie sociali? Forse. Ma è impossibile. Molto meglio rafforzare le categorie in modo positivo, rafforzare le differenze positive tra gruppi per conoscere le differenti culture. E solo dopo togliere le categorie, per conoscere le persone. Utopia? Forse. Probabilmente una parte di voi criticherà queste riflessioni mentre un’altra parte le approverà. Ma penso che non si possa fondare una società sulla paura di conoscersi.
Ecco perché questa volta vorrei solo passare di striscio sulle questioni politiche locali annesse a questa vicenda. Non ce ne vorranno la Lega castanese e l’amministrazione se questa volta lasciamo loro poco spazio. Il Carroccio ha già sottolineato di non essere mai stato informato dalla giunta guidata da Giuseppe Pignatiello e di voler chiedere spiegazioni. “Per noi sarebbe stato più importante regalare degli spazi alle tante associazioni castanesi che da anni vivono il nostro territorio”, ha scritto in un post sulla pagina pubblica. Sicuramente seguirà un dibattito politico ma non ci sembra questa la sede opportuna.
E’ invece importante sottolineare come la conoscenza della lingua sia fondamentale per conoscere, per conoscersi, per integrarsi reciprocamente e per raggiungere una vera inclusione sociale. Lo ha evidenziato il giornalista e docente Giuseppe Castoldi: “Si parla di integrazione, ma se non si offre un sostegno anche dal punto di vista linguistico, risulta più difficile raggiungerla. A scuola seguo un ragazzo cinese che ha difficoltà linguistiche, ma abbiamo visto che, con un adeguato supporto, si ottengono progressi ed è migliore anche il suo processo di integrazione. La lingua è alla base della comunicazione e dell’interazione. Questa iniziativa mi sembra lodevole. Il fatto che la promotrice non sia un’associazione castanese è secondario, perché lo spazio può essere utilizzato in diversi orari da varie associazioni”. e anche io mi sento di condividere l'iniziativa. Un progetto che vale soprattutto perché rivolto ai ragazzi. E a costo di sembrare una frase fatta, i ragazzi di oggi sono il futuro. Facciamo in modo che almeno loro non abbiano paura di conoscere e di conoscersi.
Sara Riboldi
Sommario: