Castano Primo - Silvio Mannina, rinviata la sentenza della Cassazione
La sorella: "Sono stanca, aspetto da 7 anni"

Silvio Mannina

Castano Primo - Omicidio Mannina, rinviata per questioni legate al Covid, la sentenza della Cassazione che era prevista per mercoledì 10 marzo e che si deve esprimere sulla conferma o meno dell'ergastolo allo zio del killer. La sorella Simona: "Sono stanca, aspetto giustizia da sette anni".

La vicenda

Venerdì 28 febbraio 2014. Silvio Mannina arriva alla stazione di Rimini da Bologna, dove abitava. Una volta arrivato all'appartamento di Dritan Demiraj, l'uomo viene ammanettato e torturato. Poi viene strangolato con un cavo attorno al collo. Il corpo viene sepolto in una buca scavata alla cava del lago azzurro di Santarcangelo di Romagna. Verrà ritrovato dagli inquirenti solo successivamente, dopo la confessione dello stesso Dritan. L'iter giudiziario è lungo. Dopo una sentenza di primo grado che lo aveva condannato all’ergastolo, poiché ritenuto responsabile del duplice omicidio (di Mannina e della ex compagna Lidia Nusdorfi, accoltellata il giorno dopo Mannina alla stazione di Mozzate, in provincia di Como), per Dritan viene pronunciata la sentenza di non luogo a procedere, aggredito da un detenuto in carcere e per questo non più in grado di stare in giudizio.

La posizione dello zio

La vicenda dello zio di Dritan, Sadik Dine, è singolare. La sentenza di primo grado aveva condannato Dine a 5 anni per occultamento di cadavere. I giudici non hanno infatti ritenuto che ci fossero sufficienti prove per dimostrare che lo zio fosse presente al momento dell’omicidio. Dine si è sempre dichiarato estraneo ai due omicidi. La sentenza d’Appello però, aveva ribaltato la sentenza di primo grado e aveva riconosciuto le responsabilità dell’uomo, condannandolo all’ergastolo. La Cassazione ora è chiamata a decidere se confermare o meno l'ergastolo all'uomo ma appunto tutto è rinviato a data da destinarsi.

La delusione di Simona, sorella di Silvio Mannina

Un'attesa senza fine per Simona, la sorella di Silvio, che aspetta da ben sette anni la sua giustizia. Dalle parole di Simona trapela tutto il dolore per una ferita che resta aperta e la stanchezza per una situazione che sembra senza fine: "Sono stanca, sono stanca", ripete. "Quando ho ricevuto la notizia sono scoppiata a piangere, mi è caduto il mondo addosso un'altra volta. Sono consapevole che nessuno mi possa restituire Silvio, né a me né a tutti coloro che gli vogliono bene; ma voglio chiudere questo capitolo, sono sette anni che questa situazione va avanti. Voglio giustizia". La speranza di Simona è solo una:"Spero che mio fratello abbia pace: è l'unica cosa che mi fa andare avanti". Una pace che Simona potrà forse in parte trovare una volta che questa vicenda sia definitivamente chiusa.


Sara Riboldi

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