Castano Primo - Necrologi choc,
il biasimo del sindaco per CasaPound
Ancora aperta la vicenda occupazione tensostruttura

martello

Castano Primo - Necrologi choc affissi dai membri di CasaPound Italia davanti alle sedi INPS delle città italiane, incluse Legnano e Castano Primo. Si legge sul sito di CasaPound: "Morti aspettando la cassa integrazione. L’intento è denunciare la morte dell’economia italiana e di migliaia di piccoli e piccolissimi imprenditori, messi in ginocchio dalle politiche governative e 'giustiziati' dai disservizi. Dura la condanna del sindaco di Castano Primo, Giuseppe Pignatiello: "Non dò visibilità a chi non ha il coraggio e la dignità di metterci la faccia". Intanto, sembra non essere ancora chiusa la vicenda legata all'occupazione da parte di CasaPound della tensostruttura nel 2015, per la quale il Comune aveva presentato denuncia. Spiega il primo cittadino: "Aspettiamo il processo, anche perché a ora non c'è stata archiviazione".

I manifesti

I manifesti funebri affissi davanti a varie sedi INPS stanno facendo il giro del web, ripresi da varie testate giornalistiche. Manifesti sono stati affissi anche a Legnano e Castano Primo. Sul sito di CasaPound si legge: “L’INPS dovrebbe essere l’ente pubblico di maggior sostegno ai lavoratori e agli imprenditori in questo momento di profonda recessione. E invece non soltanto si è fatta trovare impreparata a fronteggiare l’emergenza ma addirittura ha aggravato una situazione già critica. Da un lato con i disservizi telematici, dall'altro con la lentezza nella lavorazione delle pratiche che non ha ancora consentito a centinaia di migliaia di cittadini di riscuotere la cassa integrazione e i vari bonus di sostegno al reddito”. Il periodo è in effetti duro e difficile per tutti: lavoratori, famiglie, imprenditori. La burocrazia fa il resto.

Il biasimo del sindaco

Duro il commento del sindaco di Castano Primo, Giuseppe Pignatiello, all'iniziativa di CasaPound: "Non dò visibilità a chi non ha il coraggio e la dignità di metterci la faccia. Di sicuro non la dò a chi ha dimostrato disprezzo per la nostra comunità e per le Istituzioni".

Occupazione della tensostruttura, la denuncia non sarebbe stata archiviata

A Castano Primo non è la prima volta che si parla di CasaPound. Come non ricordare, per esempio, la festa in tensostruttura del 2015. L'autorizzazione alla festa era stata data dall'Amministrazione di Castano Primo poiché la richiesta per occupare la struttura era stata presentata a nome di un'associazione sportiva. Poi, con il tempo, era emerso che la struttura sarebbe stata utilizzata per una festa di CasaPound. Risultato: autorizzazione revocata a poche ore dall'inizio e l'occupazione - comunque - della tensostruttura. Il sindaco, aveva anche presentato denuncia. Vicenda questa che sembra essere ancora aperta, come conferma lo stesso primo cittadino, al quale abbiamo posto la domanda: "Aspettiamo il processo, anche perché a ora non è stato archiviato nulla. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso".

Alcuni commenti

Non tutti la pensano come il primo cittadino. C'è chi approva il gesto di protesta silenziosa. Commenta una giovane lavoratrice della zona, che racconta la sua esperienza: "Di solito non condivido il pensiero dei membri di CasaPound, ma in questo specifico caso hanno perfettamente ragione. Siamo in troppi che stiamo aspettando la cassa integrazione di aprile e siamo già a quasi metà luglio. Non è giusto. Abbiamo il mutuo e le bollette da pagare. I nostri figli hanno fame e tutte le sere dobbiamo dar loro da mangiare. A noi chi ci pensa? Un pacco spesa e una pacca sulle spalle. Non è giusto. Non ho mai spalleggiato Casapound e le loro azioni, ma questa mi sento di condividerla e sostenerla. Hanno fatto una protesta silenziosa e di impatto. Speriamo che serva a qualcosa". Altri, invece, ritengono che le proteste vadano fatte con faccia, nomi e cognomi: "Avrebbero dovuto fare protesta alla luce del sole, senza celarsi dietro il nome del gruppo. Se credono davvero in quello che fanno che ci mettano la faccia. Altrimenti che continuino a restare nell’ombra. In questo periodo non abbiamo bisogno di altro caos e polemiche".


Sara Riboldi

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