39 euro e 90 centesimi al mese. Era questo l’irrisorio prezzo da pagare per abbonarsi a una sorta di pay tv sulla cui piattaforma si poteva avere l’accesso a video pedopornografici, casi di revenge porn e filmati rubati dai vari social.
Un’inchiesta internazionale, portata avanti dal Team Emme - una squadra di informatici che cerca di contrastare i pirati del web - e, in Italia, sostenuta dalla Caramella Buona Onlus e dallo studio legale Annamaria Bernardini De Pace. Ma non si parlerebbe solo di questa agghiacciante pay tv. Sarebbero centinaia i siti pedopornografici. E’ stato il presidente dell’associazione, Roberto Mirabile, a presentarsi alla Polizia Postale con prove di ogni tipo che dimostrerebbero l’esistenza di ben 600 siti pedo pornografici anche in Italia.
Dell’inchiesta ne hanno parlato già varie testate, fra le quali La Repubblica, con un bel pezzo di Daniele Autieri (Pubblicato in data 21 ottobre 2019). Ma del caso si sta occupando anche la nota trasmissione televisiva, ‘Le Iene’. Una pay tv che, come sottolinea anche ‘La Repubblica’, era perfettamente in chiaro. Chiunque poteva abbonarsi e accedere a filmati di ogni tipo sulla pelle dei bambini e delle adolescenti. Un meccanismo sottile e tremendo quello che sarebbe messo in atto. Ragazzi che sarebbero spiati in Italia, negli Stati Uniti e in varie parti del mondo nelle loro conversazioni più intime a loro insaputa. L’inchiesta partita dagli Stati Uniti sta cercando di demolire questo sistema, rendendolo finalmente inoffensivo. E anche la Caramella Buona, da anni attiva contro la pedopornorafia e in difesa delle vittime di pedofilia, sta collaborando per far emergere il fenomeno anche in Italia.
Il presidente della Caramella Buona Onlus, Roberto Mirabile, commenta: “Stiamo lavorando da mesi con i nostri partner americani del Team Emme e abbiamo scoperto reati orrendi a danno di migliaia di minori, in Italia e nel mondo. L’indagine è partita dalla pirateria sul diritto d’autore, che vede danneggiati notissimi artisti, cantanti, scrittori, case cinematografiche, per arrivare a incriminare delinquenti che sfruttano i bambini in rete. Questa operazione rappresenta una concreta svolta nella lotta alla pedofilia nel mondo”.
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Redazione