Scacco matto alla pedofilia

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Questa volta voglio parlare della mia esperienza con la Caramella Buona. Non come giornalista: nessuna notizia particolare, nessun proclamo e nessun caso. È però importante conoscere come lavorano le associazioni ed è altrettanto importante far capire un punto di vista esterno. Prima di conoscere la Caramella Buona non ho mai affrontato giornalisticamente temi legati alla pedofilia; anche perché avevo iniziato a scrivere da poco. Poi, quasi per caso, cercando in rete mi sono imbattuta nel loro sito. Ho iniziato a leggere: prima di allora sapevo poco della pedofilia. Mi sono imbattuta in un articolo che riguarda una delle zone per cui scrivevo: la Caramella Buona era parte civile in un processo a carico di don Ruggero Conti, il parroco già condannato in Cassazione a oltre 11 anni di carcere per aver commesso abusi su minori. Immediatamente ho avvertito la redazione e ho contattato l’associazione per capire meglio la questione. La fonte per un giornalista è tutto: deve essere chiara e attendibile. In quell’occasione ho conosciuto il presidente Roberto Mirabile. Una persona gentile, decisa e senza paura. Per quel caso mi ha dato una grossa mano, spiegandomi nel dettaglio e dandomi i documenti pubblici relativi ai procedimenti. Io volevo scrivere tutto, nella maniera più oggettiva possibile ma senza nascondere nulla. Da lì ho iniziato a seguire il caso sul campo: ho letto le carte, ho intervistato alcune delle vittime (chiaramente in forma anonima), ho perfino fatto un giro per gli ambienti frequentati dal parroco. Ho visto il dolore e i sensi di colpa di alcune vittime per non aver parlato prima e ho visto in molti difendere l’operato del parroco. Da lì ho iniziato a interessarmi al tema e a capire l’importanza di parlarne, anche sui media. Le testate per le quali ho scritto mi hanno sempre dato fiducia in questo senso. Certo, alcune volevano tagli più soft altre invece mi permettevano di scrivere in uno stile tagliente, come i tagli nelle anime delle vittime. Ma tutti mi hanno fatto scrivere e questo è importantissimo. Parlare di pedofilia è scomodo, fa paura, forse perché ancora si fatica ad accettare persino con noi stessi che possa esistere qualcuno di cui ci fidiamo che possa far del male a un bambino. Ma proprio perché è scomodo è necessario parlarne e sensibilizzare sull’argomento e sugli accorgimenti per cercare di prevenire il fenomeno. Con Mirabile resto anche oggi in contatto. Quello che ho potuto toccare con mano è la serietà con cui la Caramella Buona si approccia: delicatezza e professionalità sono alla base di ogni lavoro dei membri, da quando ascoltano le vittime a quando le seguono nei processi, passando per i momenti in cui cercano le testimonianze. Non c’è paura neppure di andare a chiedere conto a organi superiori del perché spesso si sa ma si sta zitti. Ecco, la parola o la penna sono ‘armi’ fondamentali - oltre alle leggi - per debellare la pedofilia, una volta per tutte.


Sara Riboldi

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