Abusi sessuali su minori, ancora nessun risarcimento per le vittime

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Roma / Legnano – Abusi sessuali su minori, dopo la condanna definitiva (nel 2015) in Cassazione di don Ruggero Conti, ex parroco di Selva Candida (parrocchia romana) ma originario di Legnano, ancora nessun risarcimento per le vittime. Torna a far parlare di sé l’ormai noto parroco. Lo aveva segnalato già la brava giornalista Angela Camuso, in un articolo per il ‘Il Fatto Quotidiano’. Ma del caso ne ha riparlato anche Roberto Mirabile, Presidente della Caramella Buona Onlus, in un video pubblico diffuso sui social e commentando la vicenda per il nostro sito.

La storia

Don Conti viene condannato nel 2015 in via definita per abuso su minori e induzione alla prostituzione. La condanna arriva per aver abusato di sette ragazzini della sua parrocchia romana tra il 1998 e il 2008, anno in cui c’è il primo arresto. Tuttavia, molti casi sono caduti in prescrizione. Sono tanti a raccontare quello che accadeva, anche molti ex ragazzi legnanesi, ora adulti. Negli anni Ottanta don Conti insegnava a Legnano educazione sessuale ed era educatore all’oratorio San Magno. Per i ragazzi e le loro famiglie era un punto di riferimento. Il processo di primo grado prosegue fra intimidazioni e minacce, al Pubblico ministero ma anche a Roberto Mirabile, presidente della Caramella Buona Onlus (parte civile al processo e che ha avuto un ruolo centrale nell’arresto di Conti). Don Conti era stimato e in molti continuano a difenderlo, durante e dopo il processo. Veri e propri gruppi sostenitori, che credono nella sua innocenza nonostante tutto. Don Conti viene condannato – come detto – in tutti e tre gradi di giudizio. La pena è di oltre 14 anni, sebbene – togliendo il periodo di carcerazione preventiva – la pena effettiva da scontare sia ora inferiore.

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Il risarcimento per le vittime

Ma Conti in carcere trascorre poco tempo. Come riassunto dalla Camuso e già precedentemente uscito su varie testate, locali e nazionali, don Conti si troverebbe ora ai domiciliari in una clinica della Lombardia, dopo essere scappato dalla casa di cura romana in cui si trovava, appena poco prima dell’arrivo delle forze dell’ordine per portarlo in carcere. Già questo fatto fa indignare l’opinione pubblica: come è possibile che un prete condannato in via definitiva per aver abusato di minori sia ancora fuori dal carcere? L’altro fatto è appunto ben spiegato da Angela Camuso: il mancato risarcimento delle vittime. A loro spetterebbero circa 230.000 euro, mentre alle parti civili (tra cui appunto la Caramella Buona) altri circa 57.000 euro. Ma ancora non c’è alcun risarcimento, né da Conti (che si sarebbe dichiarato nullatenente) né dalla Curia competente, quella di Santa Rufina.

Il commento di Roberto Mirabile

Roberto Mirabile

Indignato è il presidente della Caramella Buona, Roberto Mirabile, che dichiara: “Ancora oggi, dopo dieci anni dall’arresto avvenuto a Roma, dobbiamo scrivere del noto ‘don’ Ruggero Conti, condannato definitivamente a oltre quattordici anni di carcere per abusi sessuali su minori e induzione alla prostituzione. Una condanna importante, frutto di complesse indagini dei Carabinieri su iniziativa de La caramella Buona Onlus, comminata dopo un processo durato otto anni: un calvario, sia per le vittime stesse sia per noi dell’associazione. Perché? Perché i sostenitori sfacciati di don Ruggy (così si fa chiamare), hanno sempre accusato le vittime e noi della Caramella Buona di raccontare balle, di avere creato un complotto a danno del loro beniamino, un santo in terra! Un santo che è stato ritenuto colpevole di orrendi crimini ma che non vuole pagare per quanto fatto: niente carcere, niente risarcimenti a chi tanto ha subito negli anni”. Le richieste di Mirabile sono chiare: “Ritengo che la Curia competente, quella di Santa Rufina di Roma, dovrebbe farsi carico dei risarcimenti anziché ignorare la sofferenza e le richieste delle parti civili. Il Papa, che tanto cerca di fare per combattere lo scandalo della pedofilia nella Chiesa all’estero, dovrebbe indagare concretamente in Italia, dove ancora oggi troppi prelati, cardinali, vescovi, sacerdoti, ritengono sia più grave dare la comunione a un divorziato piuttosto che abusare di un bambino. Questo processo ci è costato tantissima fatica e le vittime adesso non devono subire un'altra ingiustizia.”.


Sara Riboldi

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