Sfida gli stereotipi con la matematica

Elisa Schenone

Donna, lavoratrice e attiva nel campo della ricerca della matematica applicata, Elisa Schenone, 31 anni, dà voce alle donne che sono riuscite a vincere stereotipi e pregiudizi, nonostante le difficoltà. Laureata in ingegneria matematica al Politecnico di Milano, ora lavora nella nota spinoff del Politecnico, Moxoff. Ha alle spalle un dottorato di ricerca a Parigi, oltre che un anno di esperienza universitaria a Lussemburgo. “La passione per la matematica è nata da piccola – racconta Elisa - È stata una decisione naturale quella di intraprendere un corso di studi in ingegneria matematica: vedevo la matematica dietro alle cose e quindi volevo scoprirne le applicazioni”. Dopo la laurea, Elisa prova l’esperienza dell’Erasmus e parte per la Francia, all’Université Pierre et Marie Curie di Parigi. In Francia Elisa ha la possibilità di praticare uno stage in INRIA, uno fra i maggiori Enti di ricerca dedicati alla scienza e alla tecnologia e pone le basi per il suo dottorato: “Un progetto di matematica numerica applicata all’ambito medico per il problema dell’elettrofisiologia cardiaca (lo studio degli impulsi elettrici del cuore, ndr). A differenza di molti giovani che decidono di fuggire all’estero, Elisa sceglie però di ritornare in Italia. “L’idea iniziale era di continuare nella ricerca, ma restare nel mondo accademico non è semplice né in Italia né all’estero, anche se all’estero ci sono più posizioni aperte”.

In università più si sale in carriera meno donne ci sono

Secondo il ‘Focus sul personale docente e non docente nel sistema universitario italiano, a.a. 201672017’ (Fonte: elaborazione su banche dati MIUR, DGCASIS – Ufficio VI Statistica e Studi), infatti, il personale docente e dei ricercatori è composto da uomini per il 51,3% e da donne per appena il 40%. Inoltre, con il progredire della carriera ci sono meno donne: la percentuale di donne è pari al 50,7% fra i titolari di assegni di ricerca, arriva al 46,6% fra i ricercatori, si riduce al 37,2% tra i professori associati e al 22,3% tra gli ordinari. Lavorare in università risulta difficile, soprattutto per le donne. “In università non esistono più posizioni cui si può aspirare se non brevi assegni di ricerca. Anche l’aspetto economico non è indifferente: in Francia come in Italia un assegnista fatica ad arrivare a fine mese. Inoltre, in Italia è ancora difficile per una donna coniugare il lavoro con altre esigenze perché non ci sono sufficienti aiuti a livello statale, a differenza di altri Paesi come la Francia o la Germania”. Disparità nel lavoro, anche in ambito universitario dunque. Un controsenso dato che le università dovrebbero essere le culle per l’innovazione. Il messaggio di Elisa è chiaro: “Anche se già le donne sono più valorizzate rispetto al passato, penso che ci sia ancora spazio per migliorare, parlando alle bambine e ai bambini già nelle scuole del fatto che non ci sono veramente differenze: una ragazza può fare matematica, può fare scienza perché le competenze ci sono. L’ostacolo più grosso da superare è farsi ascoltare anche da chi ha anni di esperienza e magari fatica ad accettare il parere di un giovane in generale e di una donna in particolare. Penso che la chiave per cambiare le cose sia vincere gli stereotipi!”.

Le donne lavorano di più se sono da sole: i dati

Oggi le donne sono ancora molto penalizzate dal punto di vista lavorativo rispetto agli uomini. Nonostante la parità tra i sessi sia sulla bocca di tutti, i dati parlano chiaro. Secondo l’ISTAT, il tasso di occupazione delle donne tra i 15 e i 64 anni nel secondo trimestre 2017 era pari al 49,1%; in aumento, ma comunque basso. Le donne laureate di primo livello a quattro anni dal conseguimento del titolo svolgono una professione in linea con il loro percorso di studi nel 67% dei casi contro il 79% degli uomini. I salari delle donne sono più bassi rispetto agli uomini: in Italia nel 2015 solo il 43,3% delle donne percepisce un reddito da lavoro contro il 62% dei maschi e nel 2014 il guadagno è inferiore di circa il 24%, sebbene il divario sia minore man mano che si sale nel titolo di studio. Le donne lavorano di più se sono da sole (nel secondo trimestre 2017 il tasso di occupazione delle donne di età compresa tra i 25 e i 49 anni è pari all’81,1% per chi vive da sola, al 70,8% per chi vive in coppia ma non ha figli e al 56,4% per le mamme) anche se il gap rispetto alle donne senza figli diminuisce con l’aumento del titolo di studio.


Sara Riboldi

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