Vanzaghello - Via alla scuola parentale.
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Vanzaghello - Una scuola parentale a Vanzaghello. L’iniziativa è orami in corso dallo scorso ottobre e questa sera, giovedì 15 aprile, ci sarà la presentazione dell’offerta formativa. L’iniziativa sta creando reazioni diverse, a Vanzaghello ma anche fuori paese, poiché la voce si è ormai diffusa.

Una scuola parentale a Vanzaghello

Ma cos’è una scuola parentale? In sostanza è un modello di scuola che prevede che sia la famiglia o che siano dei gruppi di famiglie a provvedere all’istruzione dei propri figli in modo privato, da parte degli stessi genitori o da un insegnante privato. L’orario è limitato a poche ore giornaliere, spesso prevede anche delle attività laboratoriali. La didattica si svolge in piccoli gruppi. È basata sull’idea che il sistema scolastico attuale prevede in sostanza un numero di ore ritenute eccessive, con troppi compiti e con un sistema di valutazione che non terrebbe troppo conto delle specificità individuali. A Vanzaghello, appunto, è nata negli scorsi mesi. Spiega don Armando, che abbiamo contattato: “È un’iniziativa di alcune famiglie, funzionante regolarmente dall’ottobre scorso”.

L’esperienza descritta sul Mantice

Sull’informatore parrocchiale è descritta l’esperienza. Si legge: “La programmazione, in linea con le indicazioni nazionali, è ben strutturata e viene fornita settimanalmente ai genitori/insegnanti, anche con video esplicativi; inoltre il supporto pedagogico fornito è costante e professionale, e permette di tarare la didattica su ogni singolo bambino, anche con difficoltà di apprendimento. Mettendomi in gioco come mamma/insegnante, dopo aver seguito un percorso di formazione (…) con mio marito abbiamo allargato la proposta ad altre famiglie che condividevano il nostro pensiero”. E ancora: “I bambini devono avere nella giornata il tempo e le energie per vivere in modo sereno anche altre esperienze, come la vita di oratorio, le attività sportive oppure il frequentare amici o parenti, nonché potersi permettere di giocare e fare passeggiate che sembrano oramai a loro precluse, non solo per colpa della pandemia. Questo spazio è lasciato anche grazie all’organizzazione data a questo tipo di istruzione, che prevede un orario dedicato alla didattica di quattro ore giornaliere, nelle quali abbiamo integrato un pomeriggio a settimana per attività laboratoriali. Il tutto passa attraverso il non utilizzo di schede incollate sui quaderni, ma la maggior parte dei lavori viene scritto e disegnato, poiché anche queste sono attività utili a favorire i diversi tipi di apprendimento. Abbiamo trovato molto produttivo associare il ‘sapere’ all’esperienza sul campo, proponendo uscite e diversi lavori manuali che hanno permesso ai bambini di concretizzare quanto appreso. La verifica dell’apprendimento avviene attraverso il confronto costante con i bambini e la gratificazione è il modo migliore per valorizzare quanto acquisito, senza necessità di valutare le performance con voti che spesso creano ansia prestazionale e non permettono di esprimere in modo obiettivo ciò che si è imparato. Anche gli errori non sono vissuti come ‘Il voto negativo’, ma diventano un punto di partenza per rafforzare le conoscenze”.

I pareri favorevoli

Sul Mantice sono riportate alcune considerazioni di chi ha provato l’esperienza, ritenendola positiva: “Prima di tutto è una scuola. Una scuola vera, inclusiva, che trasmette Conoscenza e Sapere e davvero facilita gli apprendimenti perché, come dice nostro figlio: ‘Anche le cose difficili diventano facili’. È inserita in un ambiente nel quale anche il gioco educa e attraverso il gioco si impara. Viene insegnata la religione, perla preziosa che fa da ponte verso il Cielo”. E ancora: “L’esperienza che abbiamo vissuto finora è davvero positiva ed emozionante. I nostri bambini sono protetti dalla situazione disastrosa che abbiamo intorno a noi, non solo a causa della pandemia, ma anche per la perdita di valori che vediamo ogni giorno nella nostra società”. Commenta una giovane donna: “È un modo per proteggere i nostri bimbi dalle cose negative del mondo, di avvicinarli a Gesù e di far sì che il loro tempo non sia solo dedicato all’istruzione e all’apprendimento. Devono essere liberi di potersi esprimere senza timore di sentirsi giudicati da un voto. Hanno il diritto di crescere salvaguardando la loro infanzia e la loro voglia di giocare e di esplorare. A oggi, purtroppo, la scuola non dà questi vantaggi, ma si basa su una trasmissione del sapere didattica e spesso non rispettosa del modo di apprendere di ognuno, che è unico”.

I pareri contrari

Accanto ai commenti positivi, però ci sono anche pareri contrari. Commenta un’educatrice della zona di Varese, contattata appositamente fuori dal territorio di Vanzaghello: “Le scuole parentali – nonostante i buoni propositi – non costituiscono a mio avviso una buona scelta educativa. Tralasciando il fatto che è lo Stato che deve farsi garante dell’educazione e della formazione delle persone, questo modello limita la socializzazione dei bambini e rende più difficoltoso il distacco dall’ambiente familiare. Inoltre, l’inclusività reale sta nel fatto che tutti i nostri ragazzi devono avere le medesime opportunità formative nel rispetto delle loro specificità. Tutti insieme e non separati. Non sono d’accordo neppure con la sottolineatura del concetto di talento. Ognuno ha potenzialità che l’adulto deve supportare, lavorando sulla ‘zona prossimale’ come sostiene Vygotskij. Ma per esprimere al meglio queste potenzialità ci vuole impegno. Non deve passare il messaggio che un bambino ha talento e un altro no. Certo, la scuola attuale andrebbe rinnovata dal punto di vista delle metodologie didattiche, ma resta la principale istituzione formativa”. Commentano altri: “Nonostante io sia a favore della homeschooling, reputo questo progetto formativo alquanto lacunoso. Sembra nato più come una forza oppositrice alla società d'oggi che come una necessità reale di insegnare ai propri figli le nozioni di base della scuola italiana. All'estero è sicuramente più diffuso e la ramificazione che si è creata nel corso degli anni permette una maggior socializzazione tra chi decide per questo metodo educativo”. Altri ancora sottolineano: “La trovo una cosa negativa. Non c'è socializzazione. Da questa pandemia abbiamo imparato che i bambini hanno bisogno di stare con i loro coetanei. Abbiamo capito la necessità che hanno di andare a scuola tutti i giorni. Abbiamo visto le conseguenze che hanno avuto su di loro e sulla loro psiche stare chiusi in casa, senza contatti. Perché stare ancora isolati?” Insomma, ancora una volta Vanzaghello sta facendo discutere.


Sara Riboldi

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