Turbigo - Il Coronavirus ha purtroppo strappato alla vita molti, ma per fortuna tante persone sono riuscite a guarire. Fra queste c'è anche il sindaco di Turbigo, Christian Garavaglia, che ci ha raccontato la sua esperienza personale, in parallelo al dovere di un sindaco di gestire l'emergenza.
E' nostra abitudine parlare di politica in modo equilibrato, attenendoci alla verità dei fatti. Le scelte politiche però in questo caso si accompagnano alla vicenda umana. E quando un sindaco lavora nonostante il Coronavirus, ne va dato atto. Per precisazione, il sindaco di Turbigo non ha avuto necessità di ricovero in ospedale e di conseguenza è riuscito a restare a casa, gestendo - con il supporto della tecnologia - gli 'affari' del comune. Altri sindaci hanno dovuto affrontare il ricovero ospedaliero, non potendo per forza di cose seguire direttamente il comune. Per dire che ci sono differenti condizioni di salute. Ma il Coronavirus resta un virus che crea problematiche difficili da affrontare e bisogna combatterlo non solo a livello fisico ma anche a livello psicologico. Per questo, ci è sembrato bello dare spazio all'esperienza vissuta dal sindaco Christian Garavaglia.
"Ho avuto i classici sintomi da Coronavirus", racconta Garavaglia. "Febbre che faticava ad andarsene, accelerazione del battito cardiaco che mi ha provocato un - per fortuna leggero - affanno respiratorio e altri sintomi caratteristici, come la perdita del gusto e dell'olfatto. Insomma, sintomi che mi hanno fatto capire che si trattava di Coronavirus, come infatti poi è stato confermato dal tampone. Sono ovviamente restato in casa, in isolamento, per evitare contatti con chiunque. Tuttavia, non è venuto meno il mio senso di responsabilità, che mi ha fatto lavorare anche nei giorni più difficili, quelli in cui stavo male. Ho tenuto duro. Oggi ho avuto l'esito del tampone ed è negativo quindi sono ufficialmente guarito".
Pochi giorni prima i aver iniziato l'auto isolamento, il sindaco aveva istituito il Centro Operativo Comunale (COC), per la gestione dell'emergenza. Al suo interno, Polizia locale, il responsabile dei lavori pubblici, un membro della Protezione civile, il responsabile dell'Ufficio sociale e ovviamente il sindaco, come rappresentante dell'amministrazione. Il geometra Giorgio Calloni è il referente operativo comunale. "Passavo anche durante la malattia ore e ore al giorno a effettuare chiamate o videoconferenze, in modo da gestire la situazione e far sì che tutti potessero essere attivi o in smart working o in presenza in caso di assoluta necessità e, ovviamente, con tutte le precauzioni del caso". Ma cosa ha significato gestire l'emergenza da casa? "Senza la squadra non ce l'avrei fatta. Bisognava (e bisogna) tenere sotto controllo i casi di contatto e di contagio, dare il massimo supporto nella quotidianità a chi è risultato positivo o chi è entrato in contatto con persone positive, portando loro spesa, farmaci o libri. Ci tengo a ringraziare la Polizia locale, presente in modo costante sul territorio, ma anche tutta la Protezione civile, che porta la spesa alle persone che hanno bisogno, ha consegnato le due mascherine a ogni famiglia e effettua controlli e servizi sul territorio: ha svolto e sta svolgendo un lavoro eccellente. Inoltre, ringrazio i Vigili del Fuoco di Inveruno, grazie ai quali abbiamo effettuato una pulizia extra su tutte le zone più frequentate, per esempio l'ingresso dei supermercati o dei negozi".
Insomma, un impegno costante di squadra. Gettare la spugna durante la malattia? "Non se ne parla neanche. Credo che questo sia il momento di maggior bisogno delle persone, in cui si deve stare al loro fianco. In questi casi emerge più forte la responsabilità, il senso del dovere pubblico abbinato alla voglia di cercare di dare un contributo umano. Io almeno l'ho vissuta così". A proposito di umanità, la domanda viene spontanea: c'è stata paura? Risponde Garavaglia: "A livello personale, paura no. C'è stato il timore che potesse peggiorare, perché l'evoluzione di questa malattia è sconosciuta. Tuttavia, a parte il sintomo iniziale non ho avuto difficoltà a livello respiratorio e mi sono tranquillizzato. Invece, a livello generale la paura c'è: il fatto che questo virus attacchi principalmente la fascia più debole degli anziani è atroce".
Ma il comune di Turbigo come si prepara alla fase due? Sottolinea Garavaglia: "Sicuramente ci sarà un occhio di riguardo a quelle che saranno le regole. I Comuni, del resto, in questo frangente sono solo esecutori delle autorità superiori. Superata l'emergenza sanitaria, c'è l'emergenza economica che mi spaventa. Spero che il Governo intervenga con mano pesante oppure diventa difficile. Vorrei avere fondi in più di carattere economico per il mio comune!".
Sara Riboldi
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