Messe, scuole e tecnologia: una trilogia che in questi giorni si sta largamente diffondendo. Con la chiusura degli istituti scolastici e la celebrazioni delle Messe a porte chiuse, molte scuole e parrocchie si sono attivate per utilizzare streaming, piattaforme online e video dirette sui social. La domanda è: il supporto della tecnologia non dovrebbe essere presente anche nella quotidianità?
La Diocesi di Milano si è attivata con i suoi canali per diffondere in rete le dirette delle Messe. Inoltre, ha stilato un elenco di alcune parrocchie che hanno fatto lo stesso, fra le quali Legnano e Magenta. Proviamo a fare un punto sui nostri paesi. La parrocchia San Magno, a Legnano, trasmette tutti i giorni alle 9 in diretta streaming direttamente dal sito. Idem Magenta: Radio Magenta trasmette da lunedì a venerdì la Messa delle 8.30 e quella di domenica delle 10.30, celebrate a porte chiuse nella Basilica di San Martino, in streaming o tramite App. Anche Robecchetto con Induno si avvale del supporto di una radio, Radio TRM, che trasmette in diretta la Messa alle 20.30. La parrocchia di Cuggiono trasmette grazie alle dirette Facebook, mentre Vanzaghello in streaming, in diretta tv. Cosa in realtà che a Vanzaghello è stranota, perché il parroco ha posizionato le videocamere in chiesa da anni, in modo che tutti potessero seguire le celebrazioni anche se non presenti fisicamente. Insomma, molte parrocchie del territorio si sono attivate affinché i fedeli possano continuare a seguire le celebrazioni, anche a distanza. Azioni che sicuramente rafforzano il senso di comunità di coloro che credono.
A seguire le disposizioni ministeriali in merito alla didattica a distanza sono anche molte scuole del territorio. Facciamo solo qualche esempio. L'Istituto Torno di Castano Primo ha attivato le classi virtuali on line su una specifica piattaforma. Ogni docente può così predisporre materiali, indicazioni di studio, spunti e indicare la disponibilità a contatti a distanza. Si legge nel documento che attiva la didattica a distanza: "Tale disposizione intende dare continuità al processo di apprendimento, sostenendo le attività e i percorsi scolastici, al fine di rendere più fluido e regolare il lavoro degli studenti". Anche il liceo Quasimodo di Magenta ha comunicato la predisposizione di materiali di studio, di approfondimento o consolidamento. Si legge nel documento: "Le comunicazioni delle attività consigliate dovranno avvenire solo ed esclusivamente tramite il registro elettronico. I lavori eseguiti non saranno soggetti a valutazione né ad eventuali sanzioni nel caso non vengano svolti". Anche a Legnano molti istituti scolastici ricorrono alla formazione didattica a distanza utilizzando il registro elettronico o classi virtuali in specifiche piattaforme. Un modo appunto per non perdere troppe ore di lezione e per continuare a tenere il ritmo dello studio.
Tutte azioni positive sia da parte delle parrocchie sia da parte delle scuole. Viene però da fare un ragionamento inevitabile. Perché aspettare queste situazioni particolari per attivare la formazione a distanza? In Italia vige ancora per lo più un modello didattico tradizionale: zaini colmi di libri, classi con i banchi a file e lezioni frontali costituiscono il modello classico. Eppure siamo nell’era dei nativi digitali, espressione coniata dallo scrittore statunitense Mark Prensky per indicare i bambini che nascono e crescono in un mondo dove Internet è sempre presente, in casa e fuori. L’idea di Prensky è di modificare l’approccio di insegnamento affinché i bambini di oggi siano motivati ad apprendere attraverso l’uso delle tecnologie digitali. Perché allora non provare a supportare l'insegnamento tradizionale attraverso la tecnologia? Sia ben chiaro, facendone un uso consapevole. Ogni intervento didattico educativo, inclusi quelli che prevedono l'utilizzo delle tecnologie, devono essere progettati e devono essere pervasi da intenzionalità e consapevolezza. Consapevolezza delle risorse che si hanno a disposizione (economiche, umane etc) ma anche consapevolezza di quali bisogni educativi si andranno a colmare e in che modalità. Sarebbe però giunto il momento di fare una riflessione in proposito, con un coordinamento forte a livello nazionale, una rete tra scuole.
Un buon modello, per esempio, è la flipped classroom (classe rovesciata). In cosa consiste? Gli alunni studiano a casa attraverso video lezioni e risorse selezionate dal docente, mentre il tempo trascorso in aula viene utilizzato per approfondire i temi, discutere, svolgere attività di laboratorio o risolvere i dubbi degli studenti, che giocano un ruolo attivo e volto al confronto tra loro e con il docente. L’insegnate cambia prospettiva e diventa una sorta di tutor che accompagna gli alunni in un percorso che li spinge all'autonomia, al lavoro in team e a un pensiero critico e divergente sui temi trattatati. In Italia c'è qualche esempio ma ancora resta poco diffuso. Potrebbe invece essere un ottimo modo per promuovere una didattica innovativa e inclusiva. Come detto, però, diventa fondamentale per poter attuare questo o altri modelli fare rete.
Sara Riboldi
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