Magnago - Multata per errore
il rimborso dopo un anno e mezzo

disco orario

Magnago - Multata per un fatto che non ha commesso, vince la causa dal giudice di pace e dopo circa un anno e mezzo ottiene indietro i suoi soldi. Questo è quanto accaduto a una ragazza di Magnago, D. A., che era stata multata a fine 2017 per un errore e che ha visto il rimborso solo a settembre 2019, escluse le spese per il bonifico. Ora ha deciso di raccontare la sua storia.

La multa

La vicenda di D. A. inizia alla fine del 2017: "Tutto è iniziato nel dicembre del 2017, quando mi sono recata a Busto Arsizio per fare colazione in un bar di fronte alla piscina comunale. Era un sabato mattina, giorno di mercato. Ho parcheggiato in uno spazio con il disco orario. Diligente e meticolosa ho messo il disco orario con l'orario preciso. Il disco orario è rosa a forma di cagnolino, un lavoretto che ho acquistato per sostenere il canile del paese. Sul cruscotto della macchina, nero, non c’era nient’altro quindi risaltava parecchio. Tranquilla, sono andata a fare colazione. Dopo una mezz'ora sono tornata e ho trovato un volantino. Convinta si trattasse di pubblicità, lo stavo gettando nel cestino a fianco senza guardarlo. Con me però c'era mia madre che mi ha avvertito che quel volantino in realtà sembrava essere una multa. Infatti, era una multa. Poche decine di euro per non aver messo il disco orario. Ma io il disco orario l'avevo posizionato!".

L'inizio della storia

La nostra protagonista a quel punto vuole andare fino in fondo e si reca al Comando della Polizia locale: "Tranquilla come una zanzara, ho iniziato a cercare per tutto il parcheggio e il mercato l'agente o l’ausiliario del traffico. Non ho trovato nessuno. Ho deciso allora di andare io stessa al Comando che era a poche centinaia di metri. Ho lasciato mia madre alla macchina. Un’ora di coda per sentirmi dire che le foto scattate dall'ausiliario del traffico non potevano essere viste se non dal giorno seguente. Essendo sabato, sarei dovuta tornare lunedì, perdendo la mattina di lavoro. I miei genitori hanno cercato di convincermi a pagare la multa. Con lo sconto avrei dovuto pagare circa 20 euro, ma non ci ho pensato assolutamente. Io ho rispettato le regole, ho messo il disco orario e non lo avevo fatto scadere. Perché mai avrei dovuto pagare una multa per non averlo messo? Il lunedì mi sono recata di nuovo al Comando. Un agente mi ha mostrato la foto scattata dall'ausiliario del traffico e in bella mostra c’era il mio disco orario rosa sul fondo nero. L'agente ha anche chiamato un collega per conferma. Hanno attivato lo zoom, verificando così che l’orario non era scaduto". A quel punto D. A. prova a farsi togliere la multa presa ingiustamente: "Ho chiesto di cancellare la multa ma mia hanno comunicato che non avrebbero potuto toglierla. La multa ormai era stata emessa ed era da pagare. Dopo le mie proteste, mi hanno detto che l’unica cosa che avrei potuto fare era una richiesta al Comandante per chiedergli di annullarla. Incredula per questa burocrazia, ho compilato il foglio come da loro indicazioni".

I solleciti di pagamento e il giudice di pace

Nel frattempo passa circa un mese e alla giovane donna arriva un sollecito di pagamento della multa: "Sono tornata al Comando ma mi hanno ribadito che oramai la multa era stata emessa e che quindi avrei dovuto pagarla. Ho richiamato decine di volte al Comando per protestare e dopo l’ennesima chiamata, mi è stato consigliato dal comandante di allora di rivolgermi al giudice di pace. Io, che non ho fatto nulla di male, ho dovuto rivolgermi al giudice di pace per un errore commesso dall'ausiliario del traffico. Era più o meno marzo. Ho mandato una Pec al giudice di Varese. E' passata l'estate e a fine settembre del 2018 mi è arrivato un altro sollecito di circa 80 euro. Ho chiamato il Comando e ho spiegato l’accaduto. Mi hanno detto che a loro non risultava alcuna mail, ma era perché la mail l'avevo mandata al giudice di pace. Sono tornata al Comando (per la quarta volta) ma anche stavolta niente di fatto. Dopo un mese circa mi è arrivato un altro sollecito di circa 160 euro. Sulla lettera allegata c’era scritto che se avessi deciso di pagare la multa e il giudice mi avesse dato ragione, mi avrebbero rimborsato i soldi. Così ho pagato subito la multa a cui mi hanno addebitato anche le commissioni di circa 3 euro".

La sentenza

Passa altro tempo ma finalmente "a marzo 2019 è arrivato il verdetto del tribunale. Io avevo ragione. Ho chiamato il Comando per il rimborso. Un agente mi ha avvisata che la procedura sarebbe stata lunga. A settembre 2019 mi hanno riaccreditato i soldi a cui però sono state sottratte le spese per il bonifico. Ho dovuto pagare anche le spese per il bonifico dopo un anno e mezzo di attesa. Ora che è passato un po' di tempo sono serena. Non ho nulla nei confronti degli agenti di allora, ma ho voluto raccontare la vicenda perché voglio che si sappia che non bisogna rinunciare a far valere i propri diritti, se si è nel giusto e non sono state commesse infrazioni".


Sara Riboldi

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