Magnago - Accam, preoccupazione per il futuro lavorativo di 26 persone. I sindacati scendono in campo. Intanto, continua la battaglia per far spegnere il termovalorizzatore di Emanuele Brunini, consigliere di minoranza del Movimento 5 Stelle di Magnago, preoccupato in merito al conferimento dei rifiuti speciali.
Le organizzazioni sindacali e le RSU aziendali della Europower spa mostrano tutta la loro preoccupazione e chiedono di trovare delle soluzioni per il futuro dei 26 lavoratori di Europower all'impianto di termovalorizzazione di Busto Arsizio. Il motivo? La scelta di una possibile chiusura anticipata del contratto d'appalto per la gestione del termovalorizzatore con Europower. Scrivono in una nota congiunta Stefano Falconeri (Fim Territorio dei Laghi) e Rino Pezzone (Fiom Cgil): "Nella seconda settimana di gennaio abbiamo ricevuto richiesta d’incontro da parte di Accam spa in cui siamo stati avvisati di una possibile chiusura del contratto d’appalto per la gestione del termovalorizzatore per la fine di Marzo 2021 in anticipo rispetto al contratto in vigore che aveva termine a fine anno. A fronte di una nostra richiesta di garanzie per i lavoratori coinvolti, l’unica risposta che abbiamo ottenuto è stata l’apertura di un bando (non per tutto l’organico)". Bando che però è stato per il moment ritirato. Specifica Falconeri: "Il bando prevedeva dei titoli di studio che non tutti avevano. Ora stiamo aspettandola riapertura".
Falconeri e Pezzone evidenziano la preoccupazione per un posto di lavoro incerto delle 26 persone: "Nel giro di un mese i lavoratori del termovalorizzatore, alcuni con anzianità più che decennale, si sono ritrovati ad avere il posto di lavoro incerto, senza garanzie né sul mantenimento del proprio lavoro, né sulle condizioni di un eventuale lavoro futuro. Abbiamo la triste impressione che le due aziende abbiamo trovato la soluzione ai propri problemi senza considerare il potenziale dramma sociale che si riverserà su queste famiglie. Come dice un detto Africano: ' quando gli elefanti lottano è l’erba che viene schiacciata'". Infine, l'appello: "Data la situazione di incertezza totale che pende sulle teste dei lavoratori e delle loro famiglie, auspichiamo che gli attori in campo propongano soluzioni in grado di dare certezze". I sindacati, insomma, sono pronti a reagire: "In caso contrario ci troveremo obbligati a mettere in campo iniziative di lotta sociale".
Su un altro fronte si sta muovendo il consigliere grillino di Magnago, Emanuele Brunini, che continua la sua battaglia per spegnere il termovalorizzatore e che è impegnato nell'analisi dei dati riferiti all'origine dei rifiuti inceneriti, dati che provengono "da una serie di richieste e interrogazioni, oltre che di segnalazioni continue al Difensore Civico Regionale". Spiega Brunini: "Secondo l'ultimo piano industriale di Accam, i rifiuti speciali aumenteranno sempre maggiormente nel corso degli anni e influiranno sempre di più il bilancio della società. Saranno i protagonisti nella categoria dei rifiuti conferiti, quando per esempio i rifiuti urbani che vengono prodotti dai comuni soci diminuiranno a seguito di una raccolta differenziata sempre più spinta. Il dubbio mio, di comitati e associazioni, di chi si è impegna quotidianamente per la chiusura dell'attività di incenerimento è sempre stato che l'utilità territoriale della società sia pressoché nulla e venga ulteriormente azzerata da piani di sviluppo. Accam esiste per essere un servizio per il territorio e non una forma di bussiness, magari portando rifiuti extra comuni soci". Brunini specifica che secondo i dati "Accam brucia rifiuti esterni dai comuni soci, importando addirittura una percentuale importante di rifiuti speciali extraregionali, provenienti da Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Basilicata, Sicilia, Liguria, Abruzzo e Friuli". E ancora: "Nel 2020 i rifiuti speciali extra regionali costituiscono il 67.55% con un totale di 12279 tonnellate. In sostanza nel 2020 sono arrivati più rifiuti da altre regioni che dalla stessa Regione Lombardia e dai comuni soci che hanno conferito solo il 0.20% del totale. Di certo se si vuole inserire il territorio in un contesto di una vera economia circolare la soluzione non è quella appoggiata da chi sostiene e propone continui piani di salvataggio; dato l'enorme investimento necessario, tale soluzione renderebbe statica per anni la situazione. Come succede in altri inceneritori lombardi, questi impianti ostacolano la soluzione green alla gestione dei rifiuti perché, una volta costruiti, devono essere alimentati per decine di anni con grandissime quantità di rifiuti, impedendo riduzione, riuso e riciclo dei materiali". Sul tema ritorneremo.
Sara Riboldi
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