Magnago, Angelo Lofano racconta l'Africa

Angelo Lofano

Occhi profondi che guardano al sole e sorrisi immensi. I bambini sono tutti speciali ma i bimbi in Africa hanno un sorriso che arriva dritto al cuore, facendo crollare ogni muro. Pur crescendo in povertà, senza tutto ciò che i nostri bambini hanno nella società contemporanea, hanno sempre un largo sorriso colmo di insegnamenti. Già, perché ci insegnano che le cose davvero importanti non sono i cellulari o la televisione, ma sono gli affetti, la voglia di stare insieme e di giocare, il rispetto per l'ambiente che ci circonda. Lo sa bene Angelo Lofano, assessore del Comune di Magnago che fa parte dell'associazione 'Amici della Guinea Bissau', un'associazione che appunto cerca di dare vita a numerosi progetti in questo piccolo Stato dell'Africa occidentale, fra i quali il sostegno a distanza. Angelo manca dall'Africa da qualche anno ma le esperienze che ha vissuto e che continuerà a vivere a breve restano ben scolpite nella sua mente. In particolare, non può scordare la nascita di tre gemelline premature fatte nascere e crescere da una suora, suor Romana, morta in un incidente stradale ormai 4 anni fa. La sua è stata una sfida perché spesso i gemelli in quella zona non sopravvivono; sfida vinta, perché le tre bimbe oggi sono delle splendide ragazze. Ho dato la parola ad Angelo Lofano, questa volta privo dei panni di assessore, per far sì che per una volta si raccontino anche questi piccoli ma grandi miracoli.

Come nasce la tua passione per il volontariato in Africa?

Nasce a seguito di un'adozione a distanza effettuata con dei miei colleghi. A un certo punto c'è stata la possibilità di partire alla volta della missione di Ingorè in Guinea Bissau per seguire alcuni progetti che l'associazione 'Amici della Guinea Bissau' stava portando avanti. Un po' scettico e decisamente molto curioso sono partito nel 2003 per la prima volta in direzione Ingorè (Guinea Bissau - Afrika Occidentale). Il viaggio è sempre un'avventura: Malpensa-Casablanca-Dakar- Zinguinchor (Senegal) e poi 1 ora e mezzo di fuoristrada per giungere in Guinea, passando per le terre di nessuno del Casamache, dove spesso si possono udire colpi di fucile da parte dei ribelli separatisti in guerra con il governo centrale di Dakar. Sono stato in missione 15 giorni a Ingorè ma facendo tappa alle missioni di Bula e Bissau. Ho potuto fare le fotografie ai bimbi in adozione (circa 500) sparsi un po' qua e un po' là nei villaggi della zona. Emozioni fuori dal comune, bambini bellissimi, situazioni tragiche ma tanti tanti sorrisi. Se noi diamo 100 ci ritorna sempre 1000.

Di cosa ti occupi?

Mi sono sempre occupato delle adozioni a distanza sul campo e cioè di fotografare i bambini per far avere una testimonianza diretta a chi li adotta in Italia, raccogliere le informazioni di come hanno vissuto l'ultimo anno grazie ai racconti delle suore e compilare quindi le schede relative appunto all'adozione a distanza. Ovviamente ci sono stati anche progetti concreti, come la costruzione di aule della scuola della missione, del campo polivalente per attività di ginnastica degli alunni delle scuole, la costruzione di una chiesetta in un villaggio vicino ad Ingorè (Bissabur). Oppure semplicemente accompagniamo le suore nei loro giri settimanali per i controlli medici e le lezioni di catechismo o ancora ci occupiamo della manutenzione delle aule della scuola e dell'asilo.

Perché ti ha colpito la storia delle tre gemelle premature?

Nella zona del Casamanche, tra Guinea e Senegal, i parti gemellari sono molto diffusi; in alcuni casi nascono anche 3 e 4 gemelli. Nella cultura animista degli indigeni l'anima è una sola, per cui il gemello o i gemelli sono destinati a non sopravvivere. Come associazione abbiamo un fondo chiamato appunto 'Fondo Gemelli', che serve a sostenere le spese per mantenere i gemelli. Nei popoli africani vige ancora la legge del più forte: la famiglia tende a portare avanti quello che reputano il più forte dei gemelli e trascurano volutamente l'altro, poiché sanno di non avere la forza per crescerli tutti. Ecco che le suore, con il 'Fondo Gemelli', hanno trovato le risorse economiche per aiutare queste madri che hanno avuto parti gemellari e negli ultimi anni in pratica li hanno salvati tutti. In particolare le tre gemelle nate premature sono state prese in carico da suor Romana, che da buona ostetrica le ha fatte nascere oltre che poi crescere. Appena nate avevamo scattato la foto per la loro adozione a distanza e che poi è diventata parte integrante dei vari volantini che abbiamo divulgato negli anni. Durante il mio ultimo viaggio in Guinea, mentre stavamo facendo le foto dei bambini, ce le siamo ritrovate davanti in fila per fare la foto della loro adozione. Un'emozione indescrivibile per me e per Paolo Candiani, presidente dell'Associazione, che anni prima aveva scattato proprio la foto delle tre piccole appena nate. Io li chiamo "I miracoli di Suor Romana" e ne ho avuto la prova vivente, sul campo. Le due suore storiche di Ingorè e cioè suor Romana e suor Esperia sono morte in un incidente stradale circa 4 anni fa. Così, all'improvviso. Lasciano un vuoto incolmabile. Per fortuna l'opera delle missioni è andata avanti, magari inizialmente ridimensionando alcuni progetti che poi però sono ripartiti.

Cosa pensi si debba fare nel concreto per supportare i piccoli in Africa?

Non bisogna fare troppe chiacchiere e troppi proclami. Consiglio a tutti di farsi un viaggio in Afrika, nei paesi del quarto mondo, per vedere con i propri occhi e toccare con mano cosa significa vivere in Afrika. I problemi maggiori sono l'istruzione e la sanità. Tenere i popoli nell'ignoranza facilita il modo di governarli. Le strutture sanitarie sono quasi inesistenti e quindi i bambini muoiono per il morbillo, per problemi respiratori, per infezioni che da noi si curano in tre giorni. Infatti, uno dei nostri progetti è stato quello di collaborare con altre associazioni a costruire il nuovo ospedale di Ingorè. Quello che c'è da fare è tanto, tantissimo. La prima cosa sarebbe quella di lasciare in Afrika i proventi delle ruberie che gli stati occidentali operano quotidianamente o meglio almeno lasciarne una parte, perché l'Africa è ricca di risorse di tutti i tipi ma è difficile impiantare una società come quella occidentale; quindi basterebbe semplicemente investire parte dei proventi per il popolo africano e costruire strutture sanitarie e scuole. Il resto verrebbe da sé. Nelle zone in cui si sono sviluppati progetti di lavoro agricoli e artigianali la situazione si è evoluta verso il meglio in pochissimo tempo. Per esempio, a Ingorè i progetti di lavoro con le donne funzionano grazie alla creazione di cooperative. Insomma ci sarebbe tanto da dire e da fare senza andare a intaccare più di tanto gli interessi dei soliti noti... ma purtroppo gli avvoltoi sono avvoltoi per cui non mollano niente. La situazione in Guinea è sempre stabile anche se ultimamente il governo sta facendo accordi scellerati con i Cinesi che stanno conquistando economicamente l'Africa più povera. Nessuno però se ne occupa o ne parla. Suor Ione, suor Maria e le nuove suore Guineensi non mollano di un centimetro e continuano nella loro opera missionaria tutti i giorni e tutte le ore.

Qual è la sfida della vostra associazione?

Nel nostro piccolo continuiamo a lavorare sodo e ci concentriamo su un piccolo territorio per non disperdere le risorse. Ogni anno contribuiamo con le adozioni a distanza a dare un po' di aiuto alle famiglie e ai bambini di Ingorè, anche spedendo merce tramite un container che grazie al PIME si riesce a far ad arrivare integro nelle mani delle suore. Con le adozioni a distanza e il supporto ai progetti riusciamo a dare un po' di serenità a tante persone e a tanti bambini... Il nostro motto è "Diamo voce a un popolo che voce non ha". Consiglio a tutti di fare l'esperienza che ho fatto io. Provate perché vi renderete conto che il "Mal d'Afrika" esiste, eccome se esiste!!!! ma soprattutto tornate a casa pieni di vita e di voglia di vivere perché il sorriso dei bambini è uguale in tutto il mondo ma il sorriso di un bambino che ti trasmette gratitudine è speciale e non ha prezzo. Il sogno è portare in Guinea mio figlio e non è detto che l'anno prossimo non sia la volta buona!


Contatta Angelo Lofano per informazioni


Sara Riboldi

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