Accam, nuova società
L'ira della minoranza di Magnago

accam

Accam, una nuova società per gestire l’inceneritore. L’assemblea dei soci ha dato l’ok, eccetto il no secco di alcuni comuni del nostro territorio, fra i quali Castano Primo, Rescaldina, Canegrate e Buscate. Caos a Magnago, dove qualche giorno prima è stato effettuato un consiglio comunale per votare l’atto di indirizzo in merito alla situazione ACCAM Spa e alla partecipazione di AMGA Spa al progetto di rilancio e valorizzazione delle società pubbliche interessate al ciclo integrato dei rifiuti. In sostanza, è stato chiesto alla minoranza di votare sulla base della delibera proposta al consiglio comunale con le varie spiegazioni ma senza aver inviato ai gruppi il documento specifico di ACCAM con il piano di ristrutturazione.

Fine di Accam e nuova compagnia

L’assemblea dei soci per confluire nella Newco c’è stata lunedì 22 marzo. In sostanza la nuova compagnia sarà costituita in un primo momento da Ala – controllata da Amga - e Agesp ma poi dovrebbero unirsi anche altre società, come Cap Holding. L’obiettivo sarebbe di dare vita al concetto di economia circolare di rifiuti attraverso aziende pubbliche e arrivare in futuro allo stop dell’incenerimento. In ogni caso, in questo modo si eviterebbe il fallimento della società attuale. Inoltre i costi di bonifica allo stato attuale si aggirerebbero attorno ai 20.000.000 euro che dovrebbero essere finanziati dai comuni soci in base alla quota di partecipazione.

I Comuni dei no

La posizione del no è netta da Buscate, Canegrate, Rescaldina e Castano Primo. I sindaci degli ultimi tre comuni hanno diffuso nelle scorse ore una nota comune dove esponevano le loro ragioni: “Abbiamo partecipato all’ennesima assemblea dei soci Accam per ‘l’approvazione del piano di risanamento e ristrutturazione del debito della società’. Il CdA da tempo prospetta ai soci un piano per il rilancio della società Accam, più volte modificato, mai sostenuto da dati e da una strategia certa presentando, dopo il voto, l'ennesimo documento con tante belle idee ma con poca concretezza, soprattutto per gli aspetti economici e finanziari. La poca chiarezza e trasparenza nella comunicazione di questo nuovo percorso a maggior ragione non consente di esprimere un voto favorevole. Si parla di economia circolare ma poi si decide di costituire una Newco fino al 2050, per cui la prospettiva più rosea sarà quella di continuare a bruciare rifiuti per almeno i prossimi 20 anni. Non sono ancora chiari, dopo le ultime valutazioni di Regione Lombardia, quali siano i reali valori per l'eventuale bonifica del sito, di cui certamente come amministratori non vogliamo caricare le future generazioni. Vogliamo che il futuro si costruisca con gesti concreti e non con tante parole. I cittadini del territorio meritano che i loro rappresentanti facciano di tutto per assicurare la pulizia dell’aria, dell’ambiente e, fatecelo dire, una maggiore trasparenza nella gestione della cosa pubblica, il tutto nell'interesse del bene comune”. Accanto a questa posizione però la maggior parte dei soci è stata favorevole alla nuova società.

A Magnago, la rabbia del Movimento 5 Stelle

Il Comune di Magnago ha votato favorevolmente alla costituzione di una Newco, facendo infuriare la minoranza, in particolare Emanuele Brunini (Movimento 5 Stelle), che in consiglio dichiara: “Sono profondamente deluso, contrariato e arrabbiato della vostra posizione in merito a Accam. Avete sempre professato la chiusura, vi siete fatti eleggere anche con quella promessa, e in questo consiglio comunale tradite profondamente il voto dei vostri elettori, solo per non essere soggetti a delle responsabilità. Beh oggi vi qualificate da soli, con questi fatti, portando questa proposta in consiglio comunale; arrivate solo oggi a rendervi conto del dissesto finanziario di Accam, professandoci il fatto che l’unica salvezza per i cittadini di Magnago e Bienate è quella di mantenere in vita un inceneritore con enormi problematiche finanziarie e strutturali per chissà quanti anni. Ma siete davvero a conoscenza di cosa state approvando? Questa sera state portando qualcosa di ben conosciuto, avete un progetto definito in mano o state approvando una idea a scatola chiusa, solo per non andare incontro a delle responsabilità? Quali progetti di natura ambientale e garanzie di protezione della salute dei cittadini ci sono dietro a un vero proprio piano industriale legato a un inceneritore?”.

La posizione di Magnago

La posizione di Magnago è espressa dal capogruppo di maggioranza Massimo Rogora durante il consiglio comunale del 19 marzo. In sostanza, secondo il Comune il fallimento avrebbe potuto comportare l’intervento di un privato, perdendo così il controllo pubblico: “È un’azione mirata a riprendere il controllo del ciclo dei rifiuti per arrivare poi a un secondo momento a fissare il termine dell’incenerimento sul nostro territorio attraverso alcuni passaggi. Il primo passaggio è l’obiettivo di ritornare gradatamente in house: succederà che i rifiuti bruciati nella Newco saranno principalmente quelli dei comuni soci. Sul punto di vista del comune di Magnago non mi sento come amministratore di aver tradito la fiducia degli elettori. L’ultimo atto che è stato votato è un piano industriale che prevedeva lo spegnimento del termovalorizzatore nel 2021; nessun altro atto a oggi è stato presentato. Si prevedeva di chiedere questa società e magari all’interno bonificare o sviluppare altro. Questo è quello che ha votato il comune di Magnago, facendo parecchi tavoli e fornendo parecchie idee su come gestire il ciclo di rifiuti nel nostro territorio. Non si è mai perseguito l’incenerimento; ovvio che nel tempo sono successe delle cose. Noi non ci aspettavamo di arrivare al 2021 con una società in grave perdita e sull’orlo del fallimento e soprattutto c’è questo rischio: che l’impianto, fallendo, non chiuda definitivamente ma possa essere preso in mano da un privato che nessuno criminalizza. Però sappiamo che giustamente un privato siccome fa degli investimenti accorti, quando costruisce un impianto lo fa per decine di anni. Inoltre, Regione Lombardia non dice che vuole chiudere questo impianto, quindi le autorizzazioni di Accam continuano a essere attive. Rispetto a questo nuovo scenario che si è palesato negli ultimi mesi la decisone dell’amministrazione di Magnago è stata quella - con gli altri comuni soci e con le realtà pubbliche del nostro territorio - di acquisire questo ramo d’azienda e andare a chiudere la cosa senza arrivare al fallimento di una società pubblica ma di riappropriarsi del ciclo di rifiuti e arrivare a un domani per mettere in pratica quei buoni processi di spremitura a freddo, di lavorazione dei materiali in un futuro congruo sul piano economico”. E ancora: “Non si può pensare di anticipare tutti questi soldi per passare immediatamente a questo tipo di nuovo approccio al ciclo dei rifiuti perché deve economicamente stare in piedi: il rischio è che poi la tariffa venga sempre pagata dai cittadini”.

La frecciata di Rogora

Rogora all’accusa di essere favorevole all’incenerimento non ci sta e lancia a sua volta una frecciata: “Trovo assolutamente sbagliato continuare a vendere che i comuni che si ritengono favorevoli a questa operazione come comuni favorevoli all’incenerimento. Anzi, tanti comuni sono stati anche un po’ assenti dallo scenario ACCAM, forse perché era difficile, compromettente, perché prendere decisioni comporta anche responsabilità. Molti comuni sono stati estranei al destino di ACCAM pur essendo soci e adesso sfilano facendo la bella figura di presentarsi come comuni promotori della salute. Questo mi spiace non è accettabile. Le battaglie si fanno all’interno delle società e noi abbiamo sempre fatto delle battaglie per arrivare all’obiettivo che abbiamo votato. Oggi la scelta meno impattante per il territorio è fare questa scelta in cui siamo partecipi e comunque protagonisti come soci pubblici”. Del resto la posizione di Magnago è nota da tempo. Il mantenimento del controllo pubblico sul ciclo dei rifiuti e la trasformazione dell’impianto in fabbrica dei materiali.

Documenti non consegnati: l'ira della minoranza

A far infuriare le minoranze di Magnago è però anche la mancanza di documenti protocollati prima di votare la nuova società. Motivo per il quale nessuno degli esponenti di minoranza (Bonini, Tavella, Ceriotti e Brunini) ha partecipato alla votazione finale. Tuona Emanuele Brunini in consiglio: “Dov’è il piano di ristrutturazione? Votiamo una vostra delibera? Voi avete in mano i documenti dall’11 marzo, il parere del revisore dei conti, il report di Regione Lombardia, il piano di ristrutturazione, perché non li avete condivisi? Io sto votando un punto dove è presente un documento e non posso avere un documento che parla della ristrutturazione del debito per votare il punto?”. La spiegazione data dal sindaco Carla Picco sui mancati documenti alle minoranze è laconica: “E’ stato chiesto di gestire i dati forniti con una certa riservatezza, mi sembra corretto fornire questa indicazione. Ognuno poi è libero di fare come meglio credere”. In sostanza, Accam ha chiesto ai comuni soci di mantenere riservatezza sui dati e dunque l’amministrazione ha optato per non fornirli neppure ai consiglieri di opposizione, facendoli infuriare.

Da Brunini, Tavella e Bonini parole di fuoco

Brunini, Tavella e Bonini scrivono una nota di fuoco: “Il continuo atteggiamento arrogante e prepotente di questa amministrazione lede l’interesse di tutti noi cittadini intenti a conoscere e indirizzare le decisioni determinanti per il futuro del nostro comune”. In merito a quanto accaduto in consiglio comunale e all’approvazione del punto all’ordine del giorno tuonano: “Tale punto si basa sulla proposta di deliberazione consiglio comunale n.13 del 16/03/2021 in cui, a pagina 4 si fa riferimento a ‘parere preliminare formulato ad ACCAM Spa in data 09/02/2021 per lo studio della procedura di ristrutturazione per far fronte alla crisi d’impresa’. Nella stessa proposta di deliberazione si accenna inoltre: ‘Che in data 11/03/2021 ACCAM Spa inviava una proposta di piano di ristrutturazione e risanamento della società prevista nelle seguenti fasi: attuazione di un Piano di messa in sicurezza e rilancio industriale dell’Impianto ACCAM. Attuazione di un piano di sviluppo di area vasta dell’impianto. Costituzione di una newco’. Malgrado l’importanza del punto all’ordine del giorno, la documentazione in questione non è stata fornita a noi consiglieri di minoranza, sebbene che il consiglio comunale sia stato anticipato da una conferenza di capigruppo nella giornata di lunedì 15 marzo e dall’invio della proposta di deliberazione citata solo il 18/03/2021, dove si afferma l’assenza di ulteriore documentazione. Durante la discussione del punto nel consiglio comunale abbiamo fin da subito richiesto di poter visionare la documentazione citata nella stessa proposta di deliberazione, per poter valutare al meglio il punto in oggetto visto la natura e la delicatezza del contenuto e per assolvere coscienziosamente il nostro ruolo di consigliere comunale. Nonostante le ripetute richieste, la nostra richiesta è stata negata, appellandosi al dovere di riservatezza nel trattamento delle informazioni fornite dalla Società partecipata Accam S.P.A, travisando la espressa richiesta del presidente. A fronte di tale comportamento, siamo stati costretti a rinunciare, a nostro malgrado, a esprimere il voto nella stessa seduta e reputiamo sia stato svolto in piena violazione dei nostri diritti”. E ancora: “Questo è purtroppo l’ultimo di una lunga serie di atteggiamenti di mancanza di trasparenza già più volte segnalati alla stessa amministrazione. A causa della problematica Covid le commissioni consiliari pubbliche sono state sospese, privilegiando le conferenze di capigruppo, delle cui ultime 4 non è stato redatto e consegnato il verbale nonostante le nostre ripetute sollecitazioni. A questo punto ci chiediamo se si è rispettato il corretto adempimento delle funzioni della giunta comunale o, come invece è nostra opinione, se l’atteggiamento sostenuto ci abbia impedito e comunque ostacolato nell’adempimento del nostro ruolo di opposizione. È indubbio che questo atteggiamento non sia corretto e riteniamo fortemente che tale amministrazione abbia perso totalmente la capacità di compiere atti positivi indirizzati al bene dei cittadini di Magnago e Bienate”.

Rogora: "Non ci si aspettava un comportamento diverso dalle opposizioni"

Il capogruppo di maggioranza, Massimo Rogora, ribadisce la posizione già espressa in consiglio: "Lo scorso lunedì 22 marzo si è svolta l’assemblea dei soci di Accam che ha decretato la fine della società e la costituzione di una nuova società che ne rileverà il ramo d’azienda. Lo scorso consiglio comunale (19 Marzo) convocato in forma straordinaria ha dato mandato al sindaco di intraprendere il cammino di risanamento, evitando il fallimento di Accam, e nel contempo l’acquisizione del ramo d’azienda attraverso la partecipata ALA/AMGA. Si tratta di un obiettivo ambizioso di integrazione del ciclo dei rifiuti dalla raccolta allo smaltimento e, in un futuro prossimo, del recupero e del riciclo in ottica della cosiddetta economia circolare. Per l’amministrazione di Magnago ha rappresentato una scelta difficile e ponderata: non hanno infatti prevalso le ragioni puramente economiche ma strategiche. Il fallimento di Accam non avrebbe assicurato la fine dell’incenerimento sul nostro territorio ma avremmo corso il rischio di prolungare l’attività del termovalorizzatore ben oltre l’orizzonte temporale che avrebbe la Newco. Nella peggiore delle ipotesi i soci (pubblici) avrebbero dovuto ripianare il debito e caricarsi il fallimento mentre un privato avrebbe potuto rilevare la società mettendola a profitto con un investimento di lungo termine. I dati apportati in consiglio e ricavati da vari rapporti sulla termovalorizzazione in Lombardia hanno oltretutto confermato che l’extra capacità di incenerimento in regione non limita il numero di termovalorizzatori e la stessa regione Lombardia ha ribadito che non vi è un progetto di smantellamento per Busto Arsizio ma le autorizzazioni sarebbero rimaste valide. Il progetto della Newco prevede oltretutto di riportare l’operatività in house e quindi servire i nuovi soci intraprendendo un cammino virtuoso verso una nuova strategia di gestione del ciclo dei rifiuti. Non ci si aspettava un comportamento diverso delle opposizioni: una materia complessa che coinvolge vari soggetti pubblici ed una scelta apparentemente 'antipatica' poteva solo essere nelle mani di chi amministra. Ormai Accam volge al tramonto, forse un po’ più di trasparenza avrebbe giovato a tutti".


Sara Riboldi

Condividi questo articolo su:

Sommario: