ACCAM, il no netto di tre Comuni
A Magnago, mozione dai grillini per ispezione società

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ACCAM, molti comuni del territorio hanno votato sì alla delibera presentata durante l'assemblea dei soci, un sì a una potenziale ristrutturazione e quindi a un possibile salvataggio dell'impianto. Fra i voti favorevoli anche quello di Magnago, che ha fatto infuriare il Movimento 5 Stelle, rappresentato in consiglio da Emanuele Brunini. Il no secco da parte di Rescaldina, Canegrate e Castano Primo, che hanno inviato una nota comune di fuoco in cui ribadiscono le loro posizioni e i motivi al no. Carte ancora in tavola, dunque, con la promessa di un celere piano industriale. Una nuova riunione per i soci dovrebbe esserci il 20 marzo. Intanto, Brunini ha presentato una mozione affinché il sindaco si impegni "a presentare denuncia al tribunale affinché venga disposta un’ispezione dell’amministrazione della società".

No secco da Castano Primo, Canegrate e Rescaldina

Le carte sono ancora in tavola per quanto riguarda Accam. La ristrutturazione aziendale è infatti ancora in bilico a causa dei voti discordanti fra i vari comuni. Il no secco viene da parte di Comuni come Castano Primo, Canegrate e Rescaldina, mentre astenuti sono Buscate e, fra i grandi comuni, Legnano. La nota congiunta di Castano Primo, Canegrate e Rescaldina è netta: "Riteniamo questa una scelta di coerenza, trasparenza e di attenzione verso l'intero territorio sotto molteplici aspetti, tra i quali: il clima di incertezza e la superficialità talmente dimostrata nella gestione di questa delicata partita, come l'approccio metodologico. Considerando infatti che dell'attuale intervento si è iniziato a discutere a luglio 2020, non possiamo ammettere che ancora oggi si arrivi a porre in votazione un documento che poche Amministrazioni sono riuscite a sottoporre ai propri organi e che, dalla presentazione in assemblea il 2 marzo, ha subito sostanziali modifiche per essere ulteriormente emendato nella seduta della stessa assemblea del 6 marzo. Legittimo, ma che non permette di individuare, analizzare e condividere a pieno i contenuti e le reali conseguenze di quanto deliberato. Evoluzioni in corso d'opera che stridono con una volontà di piena trasparenza e partecipazione fattiva nel risanare concretamente ACCAM con la collaborazione di tutti i Comuni".

I motivi dei no

I tre comuni spiegano le motivazioni che hanno portato al voto contrario alla delibera presentata durante l'assemblea dei soci: "l'assenza, nella costruzione dell'intero percorso proposto e nella delibera, di riferimenti a temi ecologico ambientali, della salute dei cittadini e l'attenzione per il territorio, elementi che per le nostre Amministrazioni hanno carattere fondamentale e che dovrebbero costituire i punti di partenza su cui costruire una progettazione di ristrutturazione e risanamento della società. Utilizzare termini che fanno tendenza, come 'economia circolare' o 'transazione ecologica' che non sono sostenuti da un concreto piano di azioni, sono per noi un vano tentativo di celare un sottinteso intento di continuare a bruciare rifiuti, che evidentemente contrasta con quella che una volta era la visione di più Amministrazioni, diretta alla dismissione o quantomeno alla riconversione dell'impianto con una prospettiva quanto più ecologista".

I Comuni dei no: "Più Approccio troppo generico"

I tre Comuni continuano con una presa di posizione netta e definita: "La progettualità proposta in Assemblea non è né chiara né completa: vengono coinvolti soggetti con ruoli fondamentali purtroppo però senza che siano state acquisite, con atti formali, le reali disponibilità operative di AMGA, AGESP, e CAP né si indicano, attraverso un piano di risanamento almeno abbozzato, quali azioni e misure verranno messe in campo per perseguire l'effettivo risanamento economico e ambientale. Sparita l'indicazione della costruzione di una NewCo, resta la mera indicazione di un supporto da parte di dette Società partecipate che consideriamo un modo semplicistico di individuare la soluzione e intervenire sul problema imminente". E ancora: "Nulla di certo, nulla di definitivo, questo per noi conferma un approccio alla questione troppo aleatorio e generico, creando una situazione di 'fiducia in bianco' che le nostre Amministrazioni non sono disposte a firmare al buio. Un riferimento va anche al 20 marzo: "La previsione per cui il 20 marzo verrà presentata 'ancora' una bozza di piano, ci trova perplessi sulle tempistiche, come sui possibili contenuti che dovranno necessariamente circoscrivere nel brevissimo periodo elementi certi per la risoluzione delle molte e complesse tematiche come la disponibilità del terreno, la necessaria liquidità per continuare l'attività nei prossimi mesi, le vertenze con clienti, fornitori e gestore dell'impianto". La conclusione è chiara: "Per noi resta imprescindibile perseguire i principi di tutela della salute dei cittadini, così come doveroso è il buon governo in trasparenza delle risorse pubbliche, nell'interesse di tutte le Comunità coinvolte".

A Magnago, in campo il Movimento 5 Stelle

Il sì alla ristrutturazione da parte di Magnago fa infuriare il Movimento 5 Stelle, rappresentato in consiglio comunale da Emanuele Brunini. Brunini sui social scrive un commento di fuoco: "Magnago ha votato sì al piano di salvataggio dell'inceneritore ACCAM. Il vostro sindaco ha votato favorevolmente alla continuità dell'attività di incenerimento, senza nessun problema a riguardo della salute e dell'ambiente". E ancora: "Ora tocca a voi mostrare tutta la vostra preoccupazione e mal contento per questa scelta. Siate consapevoli che si rifletterà sulla vostra salute e su quella dei vostri figli. I polmoni si sporcheranno ancora, ma la coscienza almeno tenetevela pulita". E' nota del resto la battaglia del consigliere di minoranza per spegnere l'impianto.

Da Brunini mozione per ispezione società

Proprio Brununi presenta una mozione di fuoco con cui impegna il sindaco a "presentare denuncia al tribunale ai sensi dell’articolo 2409 del codice civile affinché venga disposta un’ispezione dell’amministrazione della società e affinché, nel caso ricorrano gli estremi della particolare gravità, venga nominato un amministratore giudiziario in sostituzione dell’attuale Presidente e consiglio di amministrazione della società ACCAM". I motivi sono nero su bianco: "Il bilancio del 2019 non è stato approvato dai comuni soci; l’approvazione del bilancio consolidato 2020 del Comune di Magnago ha preso in considerazione i riferimenti contabili di ACCAM relativi al 2018 in quanto la stessa società non ha trasmesso alcun documento contabile indispensabile con le operazioni di consolidamento, fatto per altro confermato dalla 'Relazione del revisore dei conti del Comune di Rescaldina al bilancio consolidato 2019'; diversi comuni, spinti dalla incertezza sul futuro di ACCAM S.p.A stessa, hanno ritenuto di appostare uno specifico accantonamento a fondo rischi perdite partecipate pari al valore di iscrizione della partecipata". E ancora si legge nel documento: "E' urgente che i sindaci dei comuni soci possano avere e condividano informazioni certe e con determinato preavviso sui dati economici e patrimoniali; sia doveroso adottare provvedimenti urgenti senza rimanere in attesa di piani di risanamento" definiti "enormi e privi di qualsiasi garanzia e che coinvolgano o creino altre società pubbliche". Come reagirà intanto il Comune di Magnago?


Sara Riboldi

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