Chiesta la conferma della condanna a a sei anni e quattro mesi nel processo davanti alla prima sezione della Corte d’Appello di Milano per don Mauro Galli, accusato di aver abusato sessualmente nel 2011 di un ragazzino di 15 anni a Rozzano (Milano). Il parroco è noto anche a Legnano, poiché era stato assegnato per alcuni mesi alla pastorale giovanile. L’avvocato difensore ha invece chiesto l’assoluzione per mancanza di prove. Parla la mamma del ragazzo. La sentenza è prevista per l prossimo 5 luglio.
Durante il processo davanti alla Corte d’Appello di Milano, il sostituto Procuratore Generale, Bianca Bellucci, ha chiesto la conferma della condanna a 6 anni e 4 mesi per don Mauro Galli, imputato con l’accusa di aver abusato sessualmente, nel dicembre del 2011 a Rozzano (Milano), di un ragazzino che allora aveva 15 anni. Il difensore di don Galli ha chiesto l'assoluzione per insufficienza di prove, poiché non ci sarebbe la prova dell’abuso. In subordine, ha chiesto le attenuanti generiche. Il parroco è noto anche a Legnano, in quanto dopo il trasferimento da Rozzano, era stato assegnato per alcuni mesi alla pastorale giovanile.
In primo grado – nel 2018 - don Mauro Galli era stato condannato a sei anni e quattro mesi per aver abusato sessualmente di un ragazzo di soli 15 anni. Inoltre, il Tribunale aveva disposto il divieto per l’ex parroco di avere contatti con minorenni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il Tribunale Ecclesiastico Regionale Lombardo nel giugno 2019 ha però assolto parzialmente il parroco e gli atti del processo sono stati trasmessi alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
La vicenda risale al 2011, a Rozzano, in provincia di Milano. Il ragazzo, di 15 anni, trascorre la notte a casa del parroco, dormendo nello stesso letto a due piazze, in vista delle attività previste per il giorno seguente. Quasi subito dopo l’accaduto, don Mauro Galli è spostato da Rozzano a Legnano, assegnato alla Pastorale giovanile. Dopo pochi mesi, il parroco viene nuovamente trasferito: prima a Milano e poi a Roma. Durante gli anni e durante il processo di primo grado le posizioni sono state diverse: da un lato, il ragazzo racconta di aver subito abusi sessuali, dall’altra il parroco conferma di aver dormito nello stesso letto ma di non averlo toccato.
La sentenza del processo d’Appello è previsto per il prossimo 5 luglio. La madre del ragazzo, Cristina Balestrini, ha partecipato all’udienza e non nasconde il dolore che non è solo quello di una mamma ma quello di una persona che oramai da anni combatte affinché le vittime di abusi non siano più sole: “Complicato stare in un’aula di tribunale dovendo stare zitti e buoni. Ascoltare per mezz’ora chi fa il suo lavoro - ovvero l’avvocato che difende il prete - e non poter dire nulla. Aver voglia di urlare che non è giusto quello che viene detto. E dover tacere. Mezz’ora per dimostrare che la presunta vittima, mio figlio, avrebbe mentito. Essere lì e non poter dire che non è giusto affermare che lui ‘avrebbe simulato un malessere come quella volta che addirittura, durante una gita con l’oratorio, avevano fatto intervenire l’elicottero perché si era inventato una puntura d’insetti e gli amici avevano dichiarato che stava benissimo’: in aula, però, non è stato detto che il verbale del pronto soccorso di quel giorno dice che gli avevano somministrato antistaminici, cortisone ed estratto il pungiglione di un’ape dalla caviglia! Mezz’ora di esempi e ricostruzioni che reputo a metà. Ma ha fatto il suo lavoro. L’avvocato ha chiesto l’assoluzione del prete invocando il ragionevole dubbio. Come madre preferisco ‘congelare’ i sentimenti, i pensieri e le aspettative e attendere la sentenza. Il 5 luglio saremo ancora lì, in quell’aula”.
Sara Riboldi
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