Castano Primo - 'Moschea' in via Friuli? Bonalli: "Area non idonea"

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Castano Primo - Il Comune avvia l’iter del procedimento di variante al Piano di Governo del Territorio, optando per predisporre il Piano delle Attrezzature religiose. Scelta importante, considerando che a Castano Primo è ancora in corso la causa davanti al TAR tra l’associazione islamica Madni e il Comune di Castano Primo per quanto riguarda il nuovo stop ai lavori della struttura in via Friuli per ospitare le attività dell’associazione, fra le quali anche quella di preghiera. Il Comitato per Castano vuole chiarezza e ne chiede conto in consiglio comunale. Il vicesindaco Carola Bonalli si esprime anche sulla struttura in via Friuli: “Area non idonea”.

La vicenda

La vicenda che segna il permesso di costruire all'associazione Madni dura da anni. Nel corso del tempo, si sono susseguiti diversi fatti, fra i quali l'annullamento del permesso di costruire del 2016 (e successive varianti) rilasciato in precedenza all'associazione Madni che riguardava l'ampliamento e il cambio di destinazione d'uso parziale dell'immobile in via Friuli da destinazione residenziale a servizio alla persona. L'annullamento ha dato il via al primo ricorso da parte della Madni davanti al TAR regionale, con una serie di sentenze. La prima del TAR nell'agosto del 2018, con cui è stato respinto in parte il ricorso, ma che ha rimandato la questione alla Corte Costituzionale per questioni di legittimità costituzionale di alcuni commi dell'articolo 72 della legge di Regione Lombardia, sospendendo il giudizio. Poi la sentenza della Corte Costituzionale del dicembre 2019, che ha dichiarato l'illegittimità del secondo comma dell'articolo 72 della legge regionale n.12 / 2015, che subordina l'insediamento di qualsiasi attrezzatura religiosa alla previa adozione del PAR. Inoltre, la Corte ha ‘bocciato’ l'articolo n. 72 comma 5 secondo periodo, della legge regionale, in cui si prescrive che un nuovo Piano delle Attrezzature Religiose possa essere approvato solo contestualmente alla variante generale di PGT, lasciando il tutto alla discrezionalità del Comune. Di conseguenza, la legge regionale ha dovuto adeguarsi alla decisione della Corte Costituzionale. Una terza sentenza è arrivata dal TAR nell'agosto 2020: il TAR ha accolto parzialmente il ricorso della Madni stabilendo la "riespansione" (si legge negli atti comunali) degli effetti del permesso di costruire. Nell’ottobre successivo però il Comune ha annullato nuovamente il permesso di costruire. E la Madni ha presentato un nuovo ricorso, ancora in essere.

Il Comitato per Castano vuole chiarezza

La scelta da parte del Comune di predisporre un Piano delle Attrezzature Religiose non è passata inosservata agli occhi del Comitato per Castano. Il suo rappresentante Alberto Moiraghi vuole chiarezza e ha presentato un’interrogazione sulla questione, “al fine di conoscere se l’approvazione del PAR (Piano delle Attrezzature Religiose) sia ritenuto da questa Amministrazione adempimento necessario rispetto alle normative in essere e/o se sia, ed eventualmente come, atto volto a tutelare il Comune di Castano Primo nel contenzioso che parrebbe ancora in corso con l’Associazione Culturale Madni riguardo la revoca del ‘Permesso di costruire’ relativo allo stabile di Via Friuli”. E ancora per capire “quali siano gli intendimenti e gli indirizzi che questa Spettabile Giunta intende intraprendere, relativamente alla cosiddetta ‘Moschea’ di Via Friuli, tramite l’urgente approntamento del PAR (Piano Attrezzature Religiose) disposto con la sopra indicata delibera di Giunta n. 76 del 22 aprile 2021”.

Bonalli: "PAR unico strumento a tutela del territorio"

La questione insomma è: verrà realizzata la cosiddetta ‘Moschea’ (anche sul termine utilizzato il dibattito è acceso, poiché alcuni sostengono che la nuova potenziale struttura sarebbe appunto una moschea mentre altri sostengono che sarebbe solo un luogo di ritrovo con spazi dedicati alla preghiera) oppure no? In realtà, il fatto di predisporre il Piano delle Attrezzature Religiose non implica la realizzazione della struttura. Le variabili in gioco sono tante, in primis l’esito della causa giudiziaria in corso e il fatto che l’area di via Friuli sia stata dichiarata più volte non idonea da parte dell’Amministrazione. Il punto interrogativo è ancora dunque d’obbligo. A rispondere in consiglio attraverso risposta scritta è il vice sindaco, Carola Bonalli: “La sentenza della corte costituzionale n 254 / 2019 ha mantenuto comunque in essere la disciplina prevista del titolo terzo, capo terzo della citata norma. Questo ha creato un vuoto legislativo procedurale in materia che tuttavia porterebbe a ritenere, in base ad alcune recenti sentenze, che permanga l’obbligatorietà dell’approvazione di detto strumento. Il PAR infatti si configura come un piano speciale del piano dei servizi e l’unico strumento legittimo per individuare aree idonee secondo criteri prefissati per l’insediamento di nuove attrezzature religiose; a tutti gli effetti è l’unico strumento a tutela del territorio in quanto consente di individuare - previa attenta analisi - le aree idonee ad accogliere le attrezzature di qualsivoglia confessione religiosa, definendo il corretto dimensionamento delle infrastrutture viabilistiche necessario a sostenere il carico urbanistico venerato dall’attrezzatura”, per esempio le caratteristiche di accessibilità dell’area o la presenza di adeguate aree a parcheggio. Continua la Bonalli: “Le precedenti considerazioni sono frutto di un confronto con il legale dell’ente nella causa con l’associazione islamica Madni, nonché delle indicazioni ritenute a seguito di una interlocuzione con gli uffici di Regione Lombardia che hanno evidenziato l’opportunità di redigere il PAR come strumento urbanistico idoneo e imparziale”.

Bonalli: "Area in via Friuli non idonea a ospitare una attrezzatura religiosa"

Insomma, il Piano sarebbe un modo per tutelare il Comune non solo per quanto riguarda la causa con la Madni ma anche in vista di potenziali richieste che potrebbero presentarsi nel corso del tempo. La Bonalli ribadisce comunque che l’area di via Friuli non risulta idonea: “Con riferimento all’intervento in via Friuli a oggi si resta in attesa della conclusione del giudizio in corso relativo al secondo annullamento del permesso di costruire le cui motivazioni sono già state ritenute legittime dal TAR nella prima sentenza. Si ribadisce infatti che l’area individuata non presenta le caratteristiche idonee a ospitare una attrezzatura religiosa sia rispetto a valutazioni tecniche condotte dagli uffici in relazione all’impatto viabilistico sia secondo quanto previsto dalla legge regionale stessa, come ben espresso e ribadito nelle memorie presentate in sede di ricorso dal comune. Si precisa, infine, che è comunque possibile la presentazione di istanze da parte di altri soggetti e associazioni in definizione di spazi per attrezzatura religiosa a cui il comune è tenuto a dare riscontro - previa verifica dell’esistenza dia aree idonee - delle dotazioni di servizio indispensabile del carico urbanistico sul territorio. Il PAR in tal senso è l’unico strumento per evitare discrezionalità o ricadute eccessivamente importanti sul territorio”.


Sara Riboldi

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