Castano Primo - Madni, parla il segretario: “Da parte nostra, massima chiarezza”

ramadan

Castano Primo - Moschea in via Friuli? Attesa per la sentenza del TAR: dopo l’udienza del 18 maggio, 30 giorni per la decisione. Hafiz Dildar, segretario dell’associazione culturale Madni: “Faremo i nostri passi nel pieno rispetto della decisione giudiziaria”. Intanto, anche facendo riferendo alla festa di fine Ramadan – sulla quale si era aperto un dibattito per via dell’evento organizzato in tensostruttura, pur nel rispetto delle norme anti Covid – interviene anche il giornalista ed ex insegnante, Giuseppe Castoldi: “Rispondere positivamente alle legittime esigenze della comunità pakistana è, a mio giudizio, un dovere di civiltà per la città di Castano Primo”.

La vicenda

La vicenda che segna il permesso di costruire all'associazione Madni dura da anni. Nel corso del tempo, si sono susseguiti diversi fatti, fra i quali l'annullamento del permesso di costruire del 2016 (e successive varianti) rilasciato in precedenza all'associazione Madni che riguardava l'ampliamento e il cambio di destinazione d'uso parziale dell'immobile in via Friuli da destinazione residenziale a servizio alla persona. L'annullamento ha dato il via al primo ricorso da parte della Madni davanti al TAR regionale. La prima sentenza del TAR è dell'agosto del 2018, con cui è stato respinto in parte il ricorso, ma che ha rimandato la questione alla Corte Costituzionale per questioni di legittimità costituzionale di alcuni commi dell'articolo 72 della legge di Regione Lombardia, sospendendo il giudizio. Poi la sentenza della Corte Costituzionale del dicembre 2019, che ha dichiarato l'illegittimità del secondo comma dell'articolo 72 della legge regionale n.12 / 2015, che subordina l'insediamento di qualsiasi attrezzatura religiosa alla previa adozione del PAR. Inoltre, la Corte ha ‘bocciato’ l'articolo n. 72 comma 5 secondo periodo, della legge regionale, in cui si prescrive che un nuovo Piano delle Attrezzature Religiose possa essere approvato solo contestualmente alla variante generale di PGT, lasciando il tutto alla discrezionalità del Comune. Di conseguenza, la legge regionale ha dovuto adeguarsi alla decisione della Corte Costituzionale. Una terza sentenza è arrivata dal TAR nell'agosto 2020: il TAR ha accolto parzialmente il ricorso della Madni stabilendo la "riespansione" (si legge negli atti comunali) degli effetti del permesso di costruire. Nell’ottobre successivo però il Comune ha annullato nuovamente il permesso di costruire. E la Madni ha presentato un nuovo ricorso, ancora in essere. L’ultima udienza è stata il 18 maggio. I, TAR dovrebbe avere a disposizione circa 30 giorni per la decisione finale. L’attenzione è dunque massima. L’attenzione sulla comunità pakistana, non solo per la Madni, riguarda anche la festa di fine Ramadan della scorsa settimana, organizzata alla tensostruttura. In merito, si è acceso il dibattito, tra coloro che non hanno ritenuto corretto la celebrazione del Ramadan per via delle restrizioni anti Covid e chi invece ha sottolineato come, di fatto, i momenti di preghiera ci siano anche in chiesa.

Parla il segretario della Madni

Questo il breve commento di Hafiz Dildar, segretario dell’associazione culturale ‘Madni, riguardo alla festa alla tensostruttura e alle intenzioni dell’Associazione in conseguenza delle decisioni del TAR: “Purtroppo lo scorso anno non avevamo potuto celebrare la nostra festa a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, ma finalmente quest’anno siamo tornati a organizzare un momento di preghiera pubblica, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza anti-contagio. Anziché tenere un unico incontro (che negli anni scorsi vedeva l’affluenza di 600-700 fedeli), abbiamo ritenuto opportuno articolare la preghiera in due sessioni, una alle ore 7, con la presenza di 200 persone, e una alle 9 con 150. La nostra squadra di addetti al servizio d’ordine e di accoglienza ha sanificato l’ambiente con un apposito disinfettante sia prima sia dopo lo svolgimento della prima preghiera. Alle persone che arrivavano, tutte provviste di mascherina, veniva misurata la temperatura e veniva poi indicato di prendere posto negli spazi che erano stati precedentemente segnati in modo da garantire un adeguato distanziamento. Anche negli spostamenti si vigilava affinché non si formassero assembramenti. Le foto da noi pubblicate sui social testimoniano la correttezza dello svolgimento di tutta la manifestazione e anche il Sindaco ci ha elogiati per lo scrupoloso rispetto delle regole da parte nostra. Per quanto riguarda le nostre intenzioni per il futuro, per il momento non abbiamo preso alcuna decisione; aspettiamo che venga resa nota la sentenza del tribunale, cosa che avverrà presumibilmente entro 30 giorni dall’ultima udienza del 18 maggio. Faremo i nostri passi nel pieno rispetto della decisione giudiziaria. Ribadisco che noi abbiamo sempre agito secondo le regole e da parte nostra c’è sempre stata la massima chiarezza”.

Parla il giornalista Giuseppe Castoldi

Sul tema dell’inclusione della comunità pakistana interviene anche il giornalista ed ex docente, Giuseppe Castoldi: “Due settimane fa i musulmani castanesi hanno celebrato la festa di fine Ramadan presso la tensostruttura e anche questa volta l’evento ha suscitato diverse critiche, che vertevano soprattutto sul fatto del rischio sanitario. Nel dibattito sviluppatosi a livello locale sui social già sono state date risposte a critiche che in molti casi apparivano pretestuose (tutto quello che fanno i pakistani e i musulmani è sbagliato ed inopportuno! )e anch’io ritengo che l’incontro abbia avuto, né più né meno, lo stesso livello di rischio che si riscontra nelle nostre chiese per la Messa domenicale. È scontato che anche per la prossima Festa del Sacrificio, che si celebrerà tra meno di due mesi, ci saranno ulteriori critiche, secondo il solito copione che si ripete invariato da anni”.

Sede per la Madni. Castoldi: "Si trovi un luogo adatto, ma si faccia presto"

Il giornalista riflette poi sula questione moschea (o associazione culturale che dir si voglia): “Al di là di questo particolare evento, è attesa la sentenza del TAR riguardo all’annosa vicenda della sede di via Friuli, che vede contrapposte l’Amministrazione Comunale e l’Associazione culturale ‘Madni’. Non avendo io le necessarie competenze giuridiche né tecniche, non pretendo di entrare nel merito di una vicenda piuttosto complessa, per la quale sembrano esserci valide ragioni da entrambe le parti. Andando oltre la questione della location di via Friuli (considerata inidonea dal Comune) vorrei porre il problema in termini generali: che cosa si può fare per permettere all’Associazione ‘Madni’ e ai musulmani castanesi di disporre in tempi brevi di una sede ove potersi riunire e coltivare le loro tradizioni culturali e religiose? (Chiamiamola “moschea” o “centro socio-culturale”, poco cambia nella sostanza, secondo me). Si trovi un luogo adatto, che non crei problemi viabilistici e non causi alcun disturbo al quartiere, ma si faccia presto. Rispondere positivamente alle legittime esigenze della comunità pakistana è, a mio giudizio, un dovere di civiltà per la città di Castano Primo. Non è un problema solo del Comune, ma dei vari soggetti sociali, culturali e politici presenti nella nostra realtà cittadina, che dovrebbero preoccuparsi di sviluppare un proficuo dialogo con una parte non trascurabile di residenti provenienti da un contesto culturale diverso. Un simile confronto (che dovrà essere aperto, continuativo ed approfondito) sinora, non c’è mai stato e questo ha fatto consolidare pregiudizi che ora appaiono molto difficili da smuovere. Li conosciamo davvero i pakistani? Ci siamo mai preoccupati di parlare con loro per sapere qualcosa di più sulla loro cultura e la loro religione al di là dello stereotipo fondamentalista che per molti dei nostri costituisce l’essenza stessa dell’Islam? Oppure li consideriamo indistintamente degli ottusi tradizionalisti, o peggio dei potenziali tagliagole, fiancheggiatori dei terroristi, irriducibili nemici della civiltà cristiana e occidentale? Per un approfondimento del problema rimando al mio e-book ‘Convivere con l’Islam in buona armonia – riflessioni e proposte operative a partire dall’esperienza di una comunità lombarda’, che potrei inviare alle persone eventualmente interessate”.

La proposta del giornalista Castoldi

Castoldi lancia poi una proposta: “Concludo accennando a un aspetto particolare del problema ‘moschea’: spesso l’idea della creazione di centri islamici (e quello di Castano Primo sarebbe di dimensioni veramente modeste!) suscita preoccupazione anche perché si teme un cospicuo afflusso di persone da tutto il territorio, con conseguenti problemi viabilistici e di ordine pubblico. Un rischio del genere - talvolta molto sopravvalutato - si potrebbe scongiurare se si creassero in ogni paese della zona delle sedi anche piccole dove i musulmani residenti in quel paese possano tranquillamente riunirsi, senza doversi necessariamente spostare nei centri maggiori. Il problema andrebbe affrontato a livello territoriale, con l’auspicio che le diverse Amministrazioni comunali sappiano tenere un atteggiamento collaborativo e non di ostacolo”.


Sara Riboldi

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