Castano Primo - Tensioni al gazebo della Lega di domenica 20 giugno. Un duro confronto tra il segretario della Lega castanese, Daniele Rivolta e il segretario di ‘La Nuova Italia’ (Movimento politico di Magenta), Munib Ashfaq. Al gazebo erano presenti vari membri anche dell’associazione Madni e dell’Associazione Islamica Castanese. A breve potrebbe esserci un incontro pubblico sul tema organizzato dalle associazioni castanesi.
Rizwan Naeem, presidente dell’Associazione Islamica Castanese, racconta i momenti al gazebo della Lega, organizzato in primo luogo per la questione della realizzazione di un centro culturale islamico in paese, definito ‘moschea’ dalla Lega (e da altri cittadini) e appunto centro culturale aperto a momenti di preghiera dalle associazioni castanesi. Spiega Rizwan Naeem: “Domenica scorsa ci siamo recati abbastanza numerosi al gazebo della Lega per avere finalmente un dialogo sul problema della sede di via Friuli, che viene chiamata comunemente ma in modo impreciso la ‘moschea’. Il confronto è stato a tratti acceso, ma da entrambe le parti si è sempre tenuto un comportamento civile”. E ancora specifica Rizwan Naeem: “Non siamo pregiudizialmente contro la Lega, tanto che alcuni di noi hanno addirittura firmato la petizione a sostegno del made in Italy, perché anche noi siamo italiani e sosteniamo gli interessi dell’Italia. Però vogliamo anche essere chiari e rimproveriamo alla Lega di alimentare la paura della gente e l’avversione nei nostri confronti. La questione ‘moschea’ ha suscitato nella popolazione castanese timori infondati basati su equivoci, su pregiudizi e sulla non conoscenza della realtà islamica. Stiamo pensando di organizzare un incontro pubblico aperto alla popolazione e alle forze politiche per dar modo a tutti di chiarire i propri dubbi”.
Un incontro pubblico sicuramente servirebbe, a nostro avviso, per poter presentare il progetto della struttura e chiarire appunto ogni dubbio di una situazione che dovrebbe mettere al centro la riflessione sui diritti civili delle persone, di ciascuno e tutti, in un’ottica di inclusione reale. Commenta Giuseppe Castoldi, giornalista ed ex insegnante: “L’idea di tenere un incontro pubblico mi sembra ottima; se questo si fosse fatto prima sicuramente si sarebbero evitati molti malintesi. È bene che in tale occasione saltino fuori tutti i motivi di perplessità, da quelli pratici, certo condivisibili (timori di afflusso eccessivo di persone e di disturbo alla tranquillità del quartiere), a quelli più ‘ideologici’ di chi vede una presenza islamica in ogni caso come qualcosa di negativo. Se ho ben capito, la nuova sede della Madni dovrebbe a questo punto sorgere proprio lì in via Friuli, come previsto dal progetto di cui si era avviata la realizzazione, ben presto interrotta. (Gli amici pakistani dovrebbero finalmente tirar fuori questo progetto ed illustrarlo ai Castanesi, che non l’hanno mai visto). Mi pare, comunque, che l’eventuale impatto negativo della presenza della ‘moschea’ sia stato un po’ sovrastimato: in una sala di preghiera e riunione con una superficie calpestabile di circa 230 mq. (Una sessantina in più della preesistente sala demolita) non ci può stare gente più di tanto e il timore di un andirivieni di persone a tutte le ore del giorno e della notte mi sembra poco fondato. La nuova sede potrebbe avere l’impatto più o meno di una palestra, ma se proprio si deve fare lì e non altrove si stabiliscano almeno delle regole d’uso da osservare e far osservare in modo ferreo, riguardanti in particolare gli orari di svolgimento delle attività e il problema della sosta. Mi auguro infine che l’assemblea pubblica non verta principalmente su questioni tecnico-giuridiche, sull’iter giudiziario o su problemi come di chi sia la ‘colpa’ della scelta di questa ubicazione, della concessione del permesso a costruire, etc..., ma sia piuttosto l’occasione per avviare con la comunità islamica e pakistana un franco dialogo che sinora non c’è mai stato”.
A spiegare dopo il gazebo è anche il segretario della Lega castanese, Daniele Rivolta: “Ieri mattina è finalmente avvenuto un confronto duro ma sereno con l'associazione MADNI di Castano Primo, accompagnata da altre due associazioni una in realtà è un movimento politico di Magenta, ndr), che sono venuti a trovarci in una cinquantina di persone. Nonostante i primi momenti di tensione, con minacce di querele nei miei confronti, il confronto è stato costruttivo e si è trovato un punto di unione. Non mi metterò a piangere (come qualcun altro sui giornali) perché mi hanno minacciato o perché sono arrivati in 50 e hanno circondato tutte le persone che erano presenti. Sono consapevole del ruolo che ricopro e non ho alcun tipo di problema a parlare con chiunque. Chi ha concesso il permesso di costruire non poteva farlo e chi poi lo ha revocato, ha creato un clima non sereno per i cittadini di Castano Primo. Nel frattempo l’associazione Madni ha rifiutato un confronto con Pignatiello, ma ha voluto confrontarsi con noi. E io, Morena e Silvia come consiglieri di minoranza siamo costretti a rappresentare i cittadini in questa assurda questione, causata da loro. Un’assemblea pubblica, nella quale Pignatiello e i rappresentanti della Madni dicano le loro ragioni, è l’unica soluzione per chiarire definitivamente le cose. La mattinata al gazebo è stato l’esempio della nostra disponibilità al confronto”.
Ma cosa è accaduto esattamente al gazebo di domenica? A diffondere il video dell’incontro è la stessa Nuova Italia. Che attorno al gazebo si siano riunite persone è reale. Quello che cambia è la percezione data dai due movimenti politici. Il segretario di La Nuova Italia, Munib Ashfaq, ha avuto un confronto acceso e diretto con il segretario della Lega, Daniele Rivolta. Ashfaq si è appunto rivolto a Rivolta: “Qui c’è una chiara e palese discriminazione da parte vostra. Lei sa che qui sta diffamando l’associazione Madni? Non è una moschea. Smettetela di discriminare la gente: dire a un’associazione che sta costruendo la moschea quando è un centro culturale con momenti di preghiera è diffamazione”. Il riferimento va anche al volantino diffuso dalla Lega con scritto ‘Stop moschea’ e al relativo post sui social. “Voi dovete chiarire con l’amministrazione comunale. Scrivere stop moschea quando non si tratta di una moschea è diffamazione. Eliminate il post: non è scritto che è il vostro pensiero”. E al netto rifiuto di Rivolta: “Quindi si assume tutte le responsabilità legali e giuridiche?”. E all’esternazione di Rivolta che ha sottolineato: “Questa è una chiara minaccia”, il segretario del movimento politico magentino ha evidenziato: “È una domanda, non è una minaccia. Tutte le volte che sarete qui a discriminare la gente, noi saremo qui”. Rivolta ha a sua volta, durante il confronto, evidenziato: “Chi ha annullato il permesso di costruire? Chi ha lasciato il permesso di costruire non poteva rilasciarlo, secondo la legge regionale che vietava la costruzione di luoghi di culto assimilabili; nel 2015 non poteva essere rilasciato”. E ancora: “La diffamazione è un’altra cosa. Sul permesso di costruire c’è scritto con finalità a luogo di culto. La cappellina dove si prega è comunque un luogo di culto assimilabile a una chiesa; in questo caso è la stessa cosa”. Due percezioni, insomma, differenti.
Moschea o centro culturale con uno spazio riservato alla preghiera, la questione rimane così come la necessità di un incontro pubblico per chiarire i dubbi. E al di là del permesso di costruire rilasciato nel 2015 o del parere preventivo favorevole del 2013 all’esercizio dell’attività di culto, fermo restando che anche la legge regionale del 2015 era all’epoca un dato di fatto così come la sua non costituzionalità per alcuni commi degli scorsi mesi; fermo restando che è un dato di fatto anche che il permesso di costruire del 2015 è stato annullato una prima volta in autotutela (nel marzo 2017) e una seconda volta (ottobre 2020), su cui si è espresso il TAR definitivamente il 4 giugno 2021, la domanda è una: in quale direzione si vuole andare? Perché qui si parla di diritti civili, del diritto a potersi riunire e a pregare, ma anche del diritto di tutti gli altri a essere rassicurati e a vivere serenamente, senza timori, nel pieno rispetto di ciascuno e tutti. La questione è su due livelli. Su un primo e fondamentale livello è a nostro avviso auspicabile che sia realizzato un incontro pubblico dove la Madni spieghi il progetto e dove si parli con le persone, come ha sottolineato Castoldi, per provare a risolvere dubbi e perplessità di ogni tipo. Su un secondo livello, le domande sono (ci perdonerete se le esprimiamo in questa sede): il Comune presenterà o meno ricorso al Consiglio di Stato? Perché? Come si sta muovendo per approfondire la tematica? Che progetti ha per supportare il dialogo tra culture e migliorare l’inclusività di ciascuno e tutti, contribuendo a segnare il passaggio dalla multiculturalità (che prevede una semplice convivenza di culture diverse nello stesso ambiente) all’interculturalità, che invece vede uno scambio reciproco tra culture diverse? Daremo tutto lo spazio all’amministrazione, se vorrà, per poter rispondere. Fino a quando il terreno di scontro sarà limitato alla discussione ‘moschea o centro culturale? La colpa è dell’amministrazione attuale o delle precedenti?’ E altri interrogativi di questo tipo, a nostro avviso – perdonateci la franchezza – non si arriverà ad alcuna soluzione.
Sara Riboldi
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