Castano Primo - Sono 287 le richieste per i buoni spesa gestiti dal Comune, 121 famiglie sono state supportate con la colletta alimentare e sono state effettuate 811 consegne a domicilio. Questi sono i numeri di Castano Primo dal 26 marzo. Il sindaco: "Non esistono cittadini di serie A e di serie B".
Il sindaco di Castano Primo, Giuseppe Pignatiello, è soddisfatto dei risultati raggiunti fino a questo momento e fa il punto sulla situazione: "Siamo sul campo di battaglia dalla fine di febbraio. A Castano Primo, appena abbiamo avuto la contezza delle dimensioni dell’emergenza Coronavirus ci siamo mossi per raggiungere due obiettivi: la salute dei cittadini e la tutela dei bisogni dei Castanesi. Per quanto riguarda la salute, fin dal primo giorno ho personalmente - e abbiamo come Amministrazione comunale - attivato ogni protocollo di sicurezza possibile, applicando non poche restrizioni per tutto il territorio. Per la tutela dei bisogni, invece, non posso che dirmi orgoglioso della risposta pronta della Protezione Civile, dei Volontari per Castano e dell’Ufficio Servizi Sociali per la tempestiva messa in campo di iniziative volte al restare accanto ad ogni singola famiglia castanese in difficoltà".
I dati forniti parlano di 811 consegne a domicilio, 287 richieste per i buoni spesa gestite (di cui circa il 65 per cento a italiani) e 121 famiglie supportate grazie alla colletta alimentare. In paese è girata voce che di queste 121 famiglie, una novantina sarebbero di origine straniera, ma il dato non è confermato. Sottolinea Pignatiello: "Per me, in quanto sindaco di Castano Primo, non esistono cittadini di serie A e di serie B. Esistono solo cittadini castanesi. Non sono numeri, non sono freddi dati su una tabella, ma sono persone che hanno vissuto sulla propria pelle la sofferenza causata dalla crisi Coronavirus". Molte persone sono d'accordo con il sindaco. Commenta una ragazza: "In un momento difficile come quello che stiamo vivendo è facile cadere nel vittimismo e inneggiare al razzismo. Ma sono convinta che davanti a una pandemia siamo tutti uguali. Italiani e extracomunitari". Un'altra ragazza commenta: "Se i criteri sono stati quelli decisi dal sindaco e queste famiglie li rispettavano, è giusto che abbiano avuto gli aiuti necessari per potersi comprare da mangiare. Può fare rabbia e magari può anche creare indignazione. Ma non lo ritengo un argomento valido per non aiutarli".
Sara Riboldi
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