Canegrate - Dal Comune, lettera aperta alle Ministre

scuola

Canegrate - Il Comune di Canegrate scrive una lettera aperta - a firma dell'assessore alle Politiche educative, Edoardo Zambon - alle ministre della Pubblica istruzione e della famiglia. Nella lettera, pubblicata su social il 12 maggio, si chiede di fornire protocolli precisi e definitivi per la riapertura dei centri estivi e delle scuole.

La situazione delle famiglie

L'inizio della lettera descrive una situazione comune a tutti i paesi del territorio, ma non solo. Le scuole restano chiuse, molti genitori hanno ripreso a lavorare e anche durante l'estate la situazione sarà complicata dal fatto che sono in molti ad aver utilizzato le ferie per far fronte all'emergenza attuale: "Gentilissime ministre Azzolina e Bonetti, i Comuni sono un osservatorio sensibile e prezioso dei bisogni dei cittadini, pensiamo quindi che ci presterete attenzione. I nostri bambini e i nostri ragazzi da più di dieci settimane vivono una condizione innaturale dal punto di vista relazionale e problematica dal punto di vista educativo, sia pure per motivi assolutamente ragionevoli. I loro genitori presto torneranno al lavoro, in molti casi ne va della sopravvivenza stessa delle famiglie. Una situazione con genitori al lavoro e bimbi e ragazzi in casa a seguire video lezioni tutto il giorno da soli, lo sapete, non è nemmeno immaginabile. In più, questa estate sarà diversa da tutte le altre: molti hanno già bruciato le loro ferie; tanti cercheranno di recuperare rispetto alle chiusure. La richiesta di attività educative e centri ricreativi estivi crescerà".

Le idee

La lettera prosegue sottolineando le discussioni in merito alla ripresa delle scuole, con un focus su ciò che l'Amministrazione di Canegrate ha in mente: "Leggiamo sulla stampa anticipazioni dei possibili protocolli da applicare nelle attività estive e nella ripresa, a settembre, della scuola: gruppi piccoli e stabili (anche negli adulti di riferimento); prevalenza di attività all’aria aperta in luoghi adatti e ben delimitati, scelti con una logica di prossimità alle famiglie e costantemente sanificati; ingressi (controllati) e uscite (controllate) separati; pasti monodose non scambiabili; presidi sanitari per gli adulti. Tutte misure comprensibili e ragionevoli. Abbiamo già sul tavolo progetti interessanti, ispirati a quei possibili protocolli: uno in comune con San Giorgio su Legnano negli impianti sportivi e scolastici di quest’ultimo; uno per la nostra scuola dell’infanzia; altri, di soggetti pubblici e privati, che riguardano i nidi. Abbiamo censito gli spazi disponibili sul nostro territorio in vista di un possibile incremento delle attività: scuola primaria con annesso giardino; scuola dell’infanzia; giardini Baggina; altri spazi che potrebbero essere messi a disposizione da privati. Tanti sono i soggetti che operano nei servizi educativi e a loro volta vorrebbero riprendere a lavorare e scalpitano".

Le criticità

Nella lettera si sottolineano anche le criticità e che i protocolli di cui si parla ancora non siano ufficiali, facendo anche riferimento agli eventuali costi che si aggiungerebbero in base al rapporto educatori-bambini nei centri estivi: "Siamo pronti però i protocolli non sono ufficiali, non si possono applicare norme che non sono. E, soprattutto, le voci su quanti fanciulli possa tenere un educatore sono contrastanti: 3? 5? 7? X? Questo rapporto è decisivo: per la sicurezza, per l’assegnazione degli spazi e, soprattutto, per i costi delle attività. L’anno scorso il costo medio per famiglia delle attività estive (da 6 a 14 anni) dalle nostre parti era di 60 euro circa per famiglia, con un educatore ogni 15 ragazzi. Se il rapporto diventa 1 ogni 5 e aggiungiamo i costi per i pasti individuali, le sanificazioni, i dispositivi… portiamo la retta a oltre 200 euro per famiglia ogni settimana? Non è sostenibile. A meno che il governo non trovi il modo di assegnare alle famiglie i tanto chiacchierati bonus baby sitter e le famiglie possano usarli per pagare le attività. Questo sarebbe ragionevole. È solo una delle tante idee che potreste sviluppare. Un’altra, più diretta: trasferire ai Comuni i fondi per coprire l’aumento di costi derivante dalle norme di sicurezza. Scegliete voi, ma scegliete". Per concludere: "Senza protocolli chiari e senza indicazioni precise nessuno può fare i necessari conti; gli operatori non possono progettare e gli amministratori non possono realizzare. C’è una soluzione alternativa, strisciante, che si sta facendo strada: ognuno pensa per sé e si arrangia come può, alla faccia dell’educazione e delle norme di sicurezza, in nome del lavoro nero. Questo non è ragionevole, perché non è civile. Chi amministra sa che attività così complesse non si mettono in piedi in una mattina. Ci viene da dire: noi siamo pronti e voi?".


Redazione

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