Malati cronici, il no di Medicina Democratica al modello lombardo

Un Convegno a Palazzo Reale per parlare della riforma in Lombardia

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Milano - Malati cronici, “Subito la Consulta comunale per la salute”. È questa la richiesta di Medicina Democratica e di ’37 e 2’, la trasmissione sulla salute di Radio Popolare, che è emersa durante il convegno di sabato 27 ottobre a Palazzo Reale di Milano, ‘Campane a morto per il Servizio Sanitario Nazionale?’, organizzato da ’37 e 2’, Medicina Democratica e Rete per la Salute di Milano e Lombardia. La tematica è più che mai attuale e riguarda la gestione dei malati cronici in Lombardia. Si attendono anche le sentenze del TAR in merito a 5 ricorsi presentati dai sindacati dei medici di base da Medicina Democratica, previste per il prossimo 28 novembre.

Il nuovo modello in Lombardia

In sostanza la gestione lombarda dei malati cronici, stimati in circa 3,5 milioni, si basa su un nuovo modello di cura. Intanto, il paziente potrà scegliere un ‘gestore’ cui affidare la cura della propria patologia. Il medico gestore si occuperà in pratica del coordinamento tra i vari livelli di cura e gli attori del sistema sanitario, dai medici, alle strutture. Chi può svolgere il ruolo di gestore è ben indicato sul sito della stessa Regione Lombardia: “Svolgono funzione di Gestore i soggetti risultati idonei a seguito di valutazione da parte delle Agenzie di Tutela della Salute e nello specifico: medici di Medicina Generale/Pediatri di Libera Scelta appartenenti ad aggregazioni funzionali (ad es. le Cooperative); strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private accreditate. A ogni paziente è assegnato un ‘Clinical Manager’, cioè un medico che per lui redige e sottoscrive il Piano di Assistenza Individuale (PAI). In collaborazione con un soggetto gestore, un Medico di Medicina Generale/Pediatra di Libera Scelta risultato idoneo – anche se non in aggregazione – può svolgere ruolo di co-gestore e accompagnare il paziente nel percorso di cura”. Il PAI contiene in sostanza il percorso di cura relativo alla patologia del paziente e ha validità annuale. È il gestore che, sulla base del PAI; programma le visite, gli esami e si occupa degli adempimenti burocratici, affiancando il paziente.

Le considerazioni di Aurora e Agnoletto

La gestione però è sotto l’occhio dell’attenzione da parte dei medici, sia perché la cura di fatto viene delegata anche a gestori privati, sia perché il rischio è di scindere in due la gestione della salute della persona, divisa tra il medico di base e il gestore per la patologia cronica. “Difficilmente il paziente cronico saprà o potrà ‘barcamenarsi’ tra il gestore delle sue patologie croniche e quanto di competenza del medico di base”, ha sottolineato Vittorio Agnoletto, co-conduttore di ’37 e 2’. “Una decisione – aggiunge Fulvio Aurora, di Medicina Democratica – quella di scorporare la gestione delle patologie croniche dal resto delle patologie e dalla gestione complessiva della salute della persona, che non ha riscontro nella letteratura internazionale. La delibera ha il senso di destrutturare la medicina generale, basti pensare che già gli ospedali privati costituiscono quasi il 40% degli ospedali complessivi”. Da qui la richiesta di istituire a Milano la Consulta comunale sulla Salute, idea che sembra essere stata apprezzata dallo stesso sindaco di Milano, Giuseppe Sala. “Una questione, quella della salute – sottolineano Aurora e Agnoletto – che, come ha detto Sala, deve essere al primo posto delle preoccupazioni di un politico, qualunque sia la sua collocazione”. Secondo i promotori, l’adesione dei pazienti sarebbe per ora limitata a meno del 10%. Attesa ora per le sentenze.

Al convegno, importanti relatori

Al convegno sono intervenuti fra gli altri Stefano Vella, medico e direttore del Centro Nazionale per la Salute Globale di Roma, Gavino Maciocco, medico e direttore di Saluteinternazionale.info, Marco Geddes, dottore del Comitato di Bioetica (Regione Toscana) ed esperto di sanità pubblica e Giorgio Cosmacini, medico, filosofo, docente dell’Università Vita Salute del S. Raffaele di Milano.


Sara Riboldi

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