Smart Home, il nuovo futuro

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La casa, si sa, è un vero e proprio rifugio. A confermarlo è anche Doxa, nel suo osservatorio nazionale ‘CasaDoxa’, di cui sono stati presentati i risultati alla fine di maggio. E se la casa è sempre percepita in Italia come un luogo di protezione, grazie alle nuove tecnologie diventa sempre più ‘smart’. Tuttavia, ci sono ancora delle diffidenze da superare, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dei dati personali, tema più che mai attuale.

La casa come rifugio

Secondo l’indagine Doxa, per il 94% degli italiani la casa è importante. Per quasi quattro italiani su dieci l’attaccamento alla propria abitazione è aumentato rispetto a cinque anni fa. Non solo. La casa è vissuta durante tutto l’arco della giornata. Il 48% degli italiani vi trascorre più tempo oggi rispetto a 10 anni fa. Un italiano su 3 è solito anche lavorarci e di questi il 70% lo fa anche più volte alla settimana. I più sono lavoratori autonomi, ma non mancano nemmeno i dipendenti (27%) e nel 35% dei casi si tratta di uomini. Un dato questo che fa riflettere su quanto la casa non sia più identificabile oggi solo con le donne e con gli stereotipi a queste legati.

Smart Home, tra tecnologia e diffidenze

L’aspetto però più rilevante è che quasi due terzi della popolazione ha intenzione di investire nella Smart Home. Gli oggetti intelligenti nelle case delle persone sono sempre più frequenti. I dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, realizzata su dati Doxa dal titolo ‘Non manca (quasi) più nessuno: la Smart Home apre i battenti’, sono chiari. Secondo i dati, il mercato Smart Home in Italia nel 2017 vale 250 milioni di euro, con una crescita pari al 35% rispetto al 2016 (anno in cui aveva raggiunto 185 milioni di euro) e Il 38% degli italiani possiede già almeno un oggetto smart in casa. Il 32% ha acquistato un oggetto smart proprio nel corso del 2017. La sicurezza è al primo posto. Fra i consumatori che rappresentano il campione italiano nella ricerca (un campione di 1.000 individui con età compresa tra 18 e 74 anni), il 54% predilige sensori per porte e finestre, il 41% adotta videocamere di sorveglianza e il 29% predilige videocitofoni e serrature. C’è più sensibilità però anche per quanto riguarda la gestione del riscaldamento e degli elettrodomestici. Del resto le startup che sviluppano algoritmi e Intelligenza Artificiale per rendere la casa sempre più smart sono ormai molte. Le soluzioni proposte vanno da tecnologie che controllano elettrodomestici, temperatura, climatizzazione etc mediante dispositivi connessi e che ‘dialogano’ tra loro e con l’utente a tecnologie che permettono di tenere monitorati i parametri corporei delle persone. Restano però alcune diffidenze, soprattutto per quanto riguarda la privacy e la sicurezza dei dati. Secondo l’indagine, il 51% dei consumatori preferisce non condividere informazioni personali (era il 27% nel 2014 e il 44% nel 2016). Ed è scarsa la fiducia in termini di Cyber Security: il 72% dei consumatori intervistati è preoccupato per i rischi di accesso o potenziale controllo degli oggetti connessi da parte di malintenzionati. A questa esigenza le aziende sono chiamate a dare una risposta concreta.


Sara Riboldi

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