La storia: Mattia Satta, tra volontariato e innovazione

Mattia Satta

Volontario e data scientist, Mattia Satta, 27 anni, mette la matematica al servizio del mondo no profit e trascorre gran parte del suo tempo libero a fare del bene agli altri, aiutando le associazioni. Mattia sfida così gli stereotipi contemporanei che spesso indicano i giovani come persone senza la volontà di costruirsi un loro futuro e che vedono la matematica come lontana dalla quotidianità.

Come è nata la passione per il volontariato?

La passione è nata principalmente grazie al lavoro. In Moxoff (spinoff del Politecnico di Milano, ndr), sono referente per i progetti che riguardano l’analisi dei dati delle organizzazioni no profit e così ho la possibilità di stare in contatto con esse. Da qui è nato il mio interesse.  L’anno scorso sono andato in Thailandia, a stretto contatto con i bambini di un orfanotrofio al confine con la Birmania: è stata un’esperienza che mi ha toccato moltissimo, in particolare l’atteggiamento dei bambini. Hanno veramente poco però hanno voglia di imparare sempre cose nuove e di confrontarsi. Questa cosa lì si sente maggiormente rispetto all’Italia.

Tornato a Milano hai continuato a fare il volontario?

Ho pensato che anche in Italia è possibile fare qualcosa e così ho iniziato a cercare realtà a Milano. Per esempio, ho partecipato alle giornate organizzate dalla Fondazione De Benedetti (in collaborazione con l’Università Bocconi, Comune di Milano e varie associazioni, ndr) per il censimento dei senza dimora a Milano. Noi siamo fortunati a vivere in un certo modo e ci si accorge che al nostro fianco ci sono persone che vivono in condizioni peggiori. Tutti noi possiamo fare qualcosa. Se ognuno di noi dedicasse qualche ora del suo tempo alle associazioni, si potrebbe dare un grande aiuto e forse vivremmo in una società diversa.

Secondo te perché spesso si sente dire che ai giovani non interessa il futuro?

Non credo che questo sia vero. Penso che ci sia un clima di incertezza che porta i giovani a non sapere cosa fare esattamente e a essere insicuri su quello che sarà il domani. Io ho avuto la fortuna di essere molto determinato: a 19 ani sono venuto dalla Sardegna a Milano perché avevo chiari gli obiettivi. Credo che la società dovrebbe stimolare di più noi giovani dando indicazioni sulla strada da seguire.

In che modo la matematica può essere utile al mondo no profit?

Grazie alla matematica e ai modelli statistici è possibile ottimizzare le campagne per la raccolta fondi e i processi interni all’organizzazione. Un data scientist può trasformare i dati in informazioni utili che permettono così di ridurre i costi e ottimizzare i processi, aumentando la quota di denaro disponibile per i vari progetti. Elaborando i vari dati, è possibile per esempio capire quale strategia è ottimale oppure individuare determinate caratteristiche di un donatore che tende all’abbandono, dando la possibilità all’associazione di prevedere un possibile abbandono e intervenire di conseguenza. La matematica può essere di grande aiuto e diventare un punto di forza delle associazioni.


Sara Riboldi

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