Quando l'innovazione sposa la storia

Quadro

La mostra ‘Massimiliano e Manet. Un incontro multimediale’, allestita negli spazi delle Scuderie del Castello di Miramare (Trieste) fino al 30 dicembre 2018 è davvero all’insegna dell’innovazione. Non solo per il suo carattere multimediale ma anche per i suoi protagonisti: Massimiliano d’Aburgo ed Édouard Manet. Curata da Andreina Contessa (direttore del Museo storico del Castello di Miramare), Rossella Fabiani e Silvia Pinna, la mostra è sospesa tra mondo reale e multimediale, tra passato e presente, in un viaggio da Miramare al Messico a Parigi per poi ritornare a Trieste.

La storia diventa innovazione

I protagonisti di questo racconto digitale sono Massimiliano d’Asburgo - imperatore del Messico (Massimiliano fu proclamato imperatore del Messico nell’aprile 1864, con l’appoggio di Napoleone III di Francia e la nobiltà locale) che fu fucilato il 19 giugno 1867 a Querétaro – ed Édouard Manet, il grande pittore francese che con la sua pittura denunciò le responsabilità francesi durante la guerra civile messicana. L’innovazione, allora, si apre a molteplici piani di lettura. Non solo innovazione intesa come tecnologia ma anche come idee. Le idee innovative di Massimiliano, per esempio. Sono tanti i tentativi liberali di Massimiliano, dalla riforma agraria contro il latifondo alla libertà di religione. Idee che finirono per lasciarlo solo, a partire da Napoleone III e dai Francesi che non avevano apprezzato politicamente i tentativi di rendere il Messico uno stato libero e indipendente; ma anche dalla Chiesa. Del resto i cambiamenti liberali di Massimiliano nei confronti delle proprietà ecclesiastiche messicane non potevano essere apprezzati. Innovativa però è anche la sfida di Manet nei confronti della censura politica francese dell’epoca. La notizia della fucilazione di Massimiliano si sparse velocemente, creando indignazione e stupore. Arrivò anche a Manet. Che iniziò a fare più quadri che rappresentano l’esecuzione dell’imperatore e che ora sono conservati in musei d’Europa e d’America. Se nella prima versione del dipinto è evidente la partecipazione emotiva dell’artista, nelle versioni successive si notano i particolari legati alle informazioni ormai diffuse ma soprattutto si nota un’idea provocatoria e che esprime una precisa presa di posizione dell’artista: Manet, infatti, veste i soldati del plotone d’esecuzione con le uniformi dell’esercito francese. L’idea di Manet era di portare al Salon di Parigi una tela raffigurante un evento di cronaca politica del suo tempo, dipinto come se fosse un’opera storica. Il suo modo innovativo e provocatorio si scontrò con la censura (il dipinto non fu esposto al Salon e nessuna delle versioni dell’Esecuzione di Massimiliano fu esposta al pubblico finché Manet fu in vita), ma da apprezzare è la sua voglia di portare alla luce una precisa opinione grazie all’arte di un evento allora sulla bocca di tutti. In un paragone forse un po’ azzardato oserei dire che Manet vestì i panni di un reporter moderno, di quelli che vedono il giornalismo come una missione. Non mi dilungherò sulla bella mostra triestina. Basti dire che la mostra unisce la storia con l’arte. Il passato è raccontato con il fascino delle tecnologie di oggi e immerso nel presente, creando una sorta di viaggio nel tempo. Per quello però rimando a un mio articolo specifico e invito ad andare a visitare la mostra. Qui però vorrei sottolineare la portata delle idee innovative dei due protagonisti della mostra. Le scelte coraggiose e le idee nuove sono il motore del cambiamento e per questo meritano di essere apprezzate.

Sara Riboldi

Articolo su Startup Italia

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